Il vescovo di Nola: “Violenti non gli operai ma chi distrugge la speranza del lavoro”

by Sergio Segio | 9 Luglio 2013 19:06

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NOLA (NAPOLI) — Monsignor Depalma, Fiat l’accusa di stare dalla parte sbagliata. Chi sono i “violenti”?
«Tutti quelli che distruggono e uccidono la speranza degli uomini. La violenza la fa chi non garantisce il lavoro. Quando questo non c’è, nasce la solitudine e la disperazione, muore il futuro dei figli. C’è il vuoto, non rimane più nulla. Io non sto dalla parte dei violenti, né volontariamente né, come mi ha scritto il dirigente di Pomigliano, involontariamente ».
Ma per lei la Fiat al sud ha speranze?
«Credo di sì, ma a una sola condizione: un forte coraggio e la buona volontà di capire le ragioni degli altri. Liberiamoci da pregiudizi e sospetti, guardiamo il volto della verità».
Perché un vescovo decide di schierarsi al fianco degli operai?
«La Chiesa di Nola l’ha scelto, e da alcuni decenni, non è una cosa recente e legata a me. Perché? Ma perché ce lo dice il vangelo: dove c’è un uomo sofferente lì c’è Gesù Cristo, ed è anche laddove si potrebbe essere fraintesi».
Ma il 15 giugno lei ha preso parte a una manifestazione ai cancelli della Fiat…
«Un’accusa che non mi sento di accettare. Quel giorno non c’era alcun operaio, le forze dell’ordine possono testimoniare che non c’era stato alcun atto di “violenza”. E il mio è stato unicamente un modo per portare solidarietà umana e cristiana a chi soffriva. La Chiesa è “con” e “per”, mai “contro”. Questa parola nel nostro vocabolario non esiste, ho sempre cercato di mettere tutti intorno a un tavolo, perché la vicenda dell’occupazione in Campania è così complessa che solo stando insieme si può tentare di risolverla ».
La lettera della dirigenza dello stabilimento fa apparire quella di Nola una curia “rossa”.
«Non abbiamo alcuna preferenza. Quando c’è stato il referendum noi come Chiesa ci siamo schierati con il sì. Alla Chiesa non interessano i partiti, i gruppi contrapposti. Non siamo contro l’imprenditore Agnelli o l’amministratore Marchionne. Quella lettera che mi accusa impropriamente e che considero un’offesa non tanto a me, quanto alla Curia di Nola, che da sempre sta a fianco ai lavoratori di questa zona, pensavo che fosse una corrispondenza privata perciò non l’avevo resa pubblica, ma me la sono ritrovata sui giornali».
Monsignor Depalma, in settimana scadrà la cassa integrazione in deroga per 286 dipendenti Fiat di Pomigliano, che sono oltre 3000 se si considera l’indotto. Si profila la mobilità. Che cosa pensa che accadrà ora?
«La rabbia degli operai che non hanno futuro si tocca con mano, si respira nell’aria: c’è un forte disagio sociale. Ecco perché avevo convocato tutti gli operatori, i responsabili, tutti i sindacati, per vedere quale risposta potevamo offrire insieme ».
Ma la riunione non si è più tenuta, senza il dirigente Fiat?
«Si è tenuta. Ma ci siamo aggiornati a settembre, sperando che ci siano tutti gli interlocutori, anche Fiat che ha declinato l’invito. Con loro non ho alcun problema personale, ammiro le competenze, l’intelligenza delle iniziative. Sono grato, come tutti in questa terra, perché la Fiat c’è. Accolgo l’invito contenuto nella lettera del dirigente di Pomigliano: su alcuni punti abbiamo visioni diverse. Noi però abbiamo una logica evangelica. E’ un fatto direi ereditario per questa diocesi difendere gli operai. Noi siamo sempre sotto i riflettori nostro malgrado, ma ci sono altre diocesi in Italia, che, forse senza comparire in tv, viaggiano su questa stessa scia che ormai è il cammino della Chiesa»

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