Il papa va a Lampedusa e sui media i “clandestini” ritornano migranti

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Nella giornata storica del primo viaggio apostolico di Papa Francesco, un piccolo “miracolo” è già avvenuto. Le persone che arrivano dal Mediterraneo rischiando la vita su mezzi di fortuna per avere protezione o un futuro degno di questo nome in Europa, si sono trasformate da pericolosi “clandestini” in “migranti”, “vittime di una tragedia” che reclama giustizia per gli oltre ventimila “morti in mare”. È con queste parole e con questa cornice semantica che è stata data la notizia della visita del Santo Padre a Lampedusa dalle principali testate italiane, considerando i due mezzi di informazione più seguiti in Italia in termini numerici, la televisione e il web.

È una clamorosa inversione di rotta che riguarda le notizie sull’immigrazione, solitamente date dai mass media italiani con un approccio allarmistico ed emergenziale, inquadrando i migranti nella cornice comunicativa della “sicurezza”, messa in pericolo da un’invasione che in realtà non esiste. Redattore Sociale lo ha raccontato ampiamente con il volume“Parlare civile”, edito da Bruno Mondadori, raccogliendo molti esempi di titoli delle principali testate. Da anni si parla di “strage di clandestini nel Mediterraneo” e di un’ “ondata infinita di clandestini”.

Questa parola deriva dal latino e significa “colui che si nasconde alla luce del giorno”. Ha un significato connotato negativamente perché indica qualcosa di moralmente o legalmente vietato. Nelle notizie sull’immigrazione è diventata sinonimo di immigrato tout court. E nella maggioranza dei casi l’uso di questo termine si rivela scorretto perché chi arriva dal mare, i cosiddetti “boat people” e fa richiesta di asilo politico non è imputabile per l’ingresso irregolare in Italia, in quanto non esistono vie legali di accesso sul territorio per un profugo o un richiedente asilo.

Ma Papa Francesco non ha incontrato clandestini nel suo viaggio, ha conosciuto solo “migranti”, “immigrati”, “profughi” ed “emigrati”. Sono questi i termini preferiti daRepubblica.it, dal Corriere.it e da LaStampa.it.

Per quanto riguarda i telegiornali nazionali della Rai all’edizione delle 13 di ieri, la rotta seguita da conduttori e inviati è la stessa. Fa eccezione solo il Tg2, con il vaticanista inviato che parla di Lampedusa in apertura come  “l’isola degli sbarchi, l’isola dei clandestini”. E afferma che “al molo Favarolo anche stamattina sono sbarcati i clandestini”. Tuttavia, nel seguito del servizio, lo stesso corrispondente dice che il papa incontra gli “immigrati”, non i clandestini.  Ad accogliere il Santo Padre per la messa sono “isolani e immigrati”. Lo stesso telegiornale manda in onda a seguire altri due servizi in cui il termine “clandestino” non viene mai usato. Il giornalista Enzo Romeo, nel terzo servizio in ordine di tempo, fa anche una riflessione sul linguaggio che coinvolge gli immigrati: “quelli che ci ostiniamo a chiamare extracomunitari, facendo finta di non capire che ormai non c’è più un’extra e un’intra perché tutto nel mondo globalizzato si compendia”.

Secondo Romeo,  dopo la visita del Papa a Lampedusa cambierà lo sguardo occidentale sugli sbarchi, e tutti capiranno che l’immigrazione non è un’emergenza ma un fenomeno stabile.

  1. Tg1 sceglie un termine molto soft, come “migranti” che sembra anche meno stigmatizzante di “immigrato”. La prima rete Rai parla di  “tragedia dei migranti” e di “incontro del Papa con i migranti”. Anche il Tg3 usa lo stesso tipo di linguaggio.  

Resta da chiedersi se ora che il Santo Padre ha lasciato l’isola, l’informazione italiana continuerà su questa linea, vicina a quella suggerita da “Parlare Civile” o se i “migranti” torneranno di nuovo a essere solo dei “clandestini”. C’è poi un’eccezione nel panorama mediatico sull’evento del viaggio papale. Si tratta di “Oggi”, seguito periodico femminile, che sul suo sito si lancia in un accostamento curioso: “Storica visita del Pontefice sull’isola. Subito, il primo incontro con i migranti clandestini”. Speriamo non faccia scuola. (Raffaella Cosentino)


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