I tagli del Tesoro per evitare l’aumento dell’Iva

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ROMA — La cabina di regia governo-maggioranza su Iva e Imu sarà probabilmente convocata per lunedì o martedì dopo che quella dell’altro giorno è saltata per la «serrata» del Pdl. La data del 18 come ulteriore appuntamento rimane ma al Tesoro stanno pensando di fare un altro incontro proprio per evitare un eccessivo affollamento di temi e provvedimenti da discutere. Quello più delicato e urgente riguarda la copertura per il rinvio di tre mesi dell’aumento dell’Iva, quel famoso miliardo che in primo tempo la tesoreria aveva individuato in un aumento degli acconti fiscali e in nuove tasse su sigarette e alcolici. Ma la maggioranza, Pdl in testa, ha preferito glissare sull’ipotesi di nuove imposte, qualsiasi esse siano, e chiesto al ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni di lavorare sui tagli alle spese. Il responsabile del Tesoro si è così impegnato ad accontentare le richieste dei partiti garantendo però che non ci saranno ricadute sui servizi assistenziali. La delicata partita Saccomanni vorrebbe chiuderla entro giovedì prossimo, prima di partire alla volta di Mosca per il G20 finanziario che vedrà insieme i ministri dell’economia e i governatori delle banche centrali.

Tra gli argomenti principali della cabina di regia c’è anche quello dei pagamenti della pubblica amministrazione, i 40 miliardi sbloccati a favore delle imprese private grazie all’intervento del Capo dello Stato Giorgio Napolitano. E proprio su questo tema ieri il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, intervenendo all’assemblea annuale dell’Ance (costruttori edili), ha promesso che nelle prossime settimane gli esperti di viale Astronomia cominceranno a fare un monitoraggio dei pagamenti effettivamente realizzati. Anche Emma Marcegaglia, dall’inizio di luglio nuovo presidente di BusinessEurope, ha insistito sulla necessità di sbloccare subito addirittura tutti i 100 miliardi di euro che compongono la cifra complessiva dei crediti vantati dalle imprese in questi ultimi dieci anni. Una battaglia che lei iniziò con l’ex ministro Giulio Tremonti nel 2008 e che solo ora ha cominciato a vedere la luce. E ieri, partecipando a un convegno sull’Europa con Romano Prodi, Emma Bonino e Federico Ghizzoni (Unicredit), ha sottolineato che «se non ci si muove nella direzione della crescita, ci facciamo del male». Un male che l’Ance ha drammaticamente raccontato con i numeri della «sua» economia in un calo senza precedenti.

Il settore dell’edilizia, ha spiegato il presidente Paolo Buzzetti, è «ridotto allo stremo»: dal 2008 ha visto fallire 11.200 imprese, con la perdita di 690.000 posti di lavoro, di cui 50.000-80.000, oggi in Cassa integrazione guadagni, «potrebbero non essere reintegrati». «Il 28-30% delle aziende non sono in condizioni di reggere un altro anno per mancanza di liquidità», ha proseguito il presidente dell’associazione dei costruttori italiani, spiegando che «rispetto al 2007 il credito a sostegno delle imprese del settore è diminuito di 77 miliardi».

In questa situazione, con il mercato della casa praticamente fermo e l’acquisto di nuove abitazioni da parte delle famiglie che ha subito un crollo di 74 miliardi rispetto a sei anni fa, per Buzzetti «è necessaria una terapia choc per salvarci dalla deindustrializzazione, un Piano Marshall per la ripresa, pagare subito tutte le imprese, rivedere l’Imu e ridare credito a famiglie e imprenditori».

Roberto Bagnoli


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