Giustizia, contromossa del Pdl Firme per i quesiti radicali

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ROMA — Che fanno sul serio lo si capisce dal tono perentorio di Francesco Nitto Palma. «Coi dirigenti del partito in Campania sono stato chiarissimo. Gli ho detto che voglio sul mio tavolo centomila firme autenticate entro le prossime due settimane». E poi c’è il portavoce del partito Daniele Capezzone, che ha un passato nel Partito radicale: «I nostri sanno che in materia di referendum una qualche esperienza ce l’ho. E posso garantirle che, nelle ultime quarantott’ore, almeno una decina di alti dirigenti del Pdl mi ha telefonato per sapere come muoversi. Come organizzare i tavoli per la raccolta firme, come procedere all’autenticazione…».

Difficile scambiarlo per un «semplice» sostegno politico all’ultima campagna referendaria di Marco Pannella sulla giustizia. Non a caso, l’input arrivato da Silvio Berlusconi sulla raccolta sui quesiti è stato netto. E la macchina da guerra pidiellina è già partita. Perché se è vero che il diretto interessato smentisce «il voto anticipato» alle Politiche, è altrettanto vero che il Cavaliere è tentato da «un voto» su se stesso nel 2014. E se il Pdl si mette in testa al gruppone guidato per ora da Pannella su sei dei dodici quesiti dei Radicali, l’appuntamento potrebbe essere quello giusto.

L’accelerazione sui tavoli referendari non è casuale. Perché i referendum possano celebrarsi entro il prossimo anno c’è una condizione necessaria, anche se non sufficiente. Ed è raccogliere cinquecentomila firme entro settembre. Obiettivo che, stando ai calcoli di Capezzone, non è impossibile. «Io ho due notizie precise. La prima è che tutto il gruppo dirigente nazionale è impegnato ventre a terra nella raccolta delle firme. E la seconda», prosegue il racconto del portavoce nazionale del Pdl, «è che i segnali che mi arrivano dal territorio vanno tutti nella stessa direzione. I dirigenti dei partiti regionali hanno già allertato i nostri consiglieri comunali, che hanno il potere di autenticare le firme dei cittadini».

La partita si gioca su tre fronti. Il sostegno berlusconiano, per esempio, non arriva fino al quesito che prevede l’abolizione dell’ergastolo. Né è dato sapere se, alla fine, il Pdl raccoglierà le firme anche sul secondo pacchetto di referendum, in cui c’è anche quello sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. «Ma su tre fronti ci siamo», dice Nitto Palma. Che li elenca: «Responsabilità civile dei magistrati, separazione delle carriere e intervento contro l’abuso della custodia cautelare, tema su cui nel recente passato s’è fatto sentire anche il Quirinale. Su questi, marciamo spediti».

Marcia spedito Fabrizio Cicchitto, secondo cui «i referendum radicali sono un’occasione da non perdere». Marcia spedita Mariastella Gelmini, che parla del «raggiungimento del quorum» come di un obiettivo «fondamentale» per il partito. Marcia spedito il Pdl toscano, che ha annunciato una mobilitazione straordinaria con gazebo allestiti in fretta e furia. E si marcia spediti anche in Abruzzo, dove il governatore Gianni Chiodi ha firmato alla presenza di Marco Pannella.

Il veterano radicale, negli ultimi contatti (alcuni diretti) con Berlusconi, avrebbe insistito sulla necessaria visibilità da dare alla campagna. Detto fatto. «Tg5, Tg4 e Tgcom24 se ne stanno già occupando molto…», sussurra Capezzone. Né va tralasciato l’effetto collaterale più curioso di tutta la vicenda. Se Beppe Grillo desse seguito alla promessa fatta l’altro giorno ai microfoni di Radio Radicale — «Sono disposto a firmare i referendum. Vedremo, generalmente sono quasi tutti condivisibili» — dalla stessa parte della barricata di Berlusconi, per una volta, si troverebbe anche il Movimento Cinque Stelle. Con ricadute sul quadro politico tutt’altro che scontate.


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