“Fermate la strage dei mille Bambi”

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ROMA — Bambi ha le ore contate. La lotta dei cervi per sopravvivere in Veneto contro chi li vuole morti dura da tre anni. Trentasei mesi di polemiche tra chi li accusa di distruggere i boschi e affamare gli animali da allevamento e chi, come Lav e Wwf, li difende. Ma ora il tempo sembra definitivamente scaduto: giovedì mattina i sindaci del Cansiglio, l’altopiano ai confini delle province di Treviso, Pordenone e Belluno, incontreranno i vertici della Regione Veneto. Obiettivo? Fissare i tempi dell’abbattimento, deciso nel 2011, a favore del quale per la prima volta si è schierato anche il Corpo forestale. Più che un abbattimento, sarà una vera e propria strage: 1200 cervi da uccidere sui 3 mila stimati. Ma non tutti sono d’accordo. E se la Lega antivivisezione denuncia «la mancanza di censimenti, e quindi non si capisce come possano decidere quanti animali uccidere », il Wwf ammette i danni provocati all’ambiente dagli esemplari che si sono riprodotti eccessivamente, ma chiede comunque che siano trasferiti altrove.
La lunga guerra degli ungulati comincia più di tre anni fa, quando la Regione Veneto, spinta da
proteste e polemiche, approva un piano di abbattimento degli esemplari perché – recita il documento – «devastano l’ambiente e rubano il cibo a mucche e caprioli che sono ormai quasi scomparsi. Abbiamo provato a recintare i terreni, ma loro, spinti dalla fame, spezzano pali e filo spinato». Come e in che tempi gli animali dovrebbero essere abbattuti, è scritto nel Piano di controllo del cervo nel comprensorio del Cansiglio, 2011-2013: approvato dalla Regione Veneto col parere positivo dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale, ieri ha ricevuto l’appoggio anche delle guardie forestali. «Bisogna intervenire e presto, i cervi si sono moltiplicati e dismisura, ogni anno aumentano di circa il 35 per cento, e se è vero che non c’è un
censimento, la cifra di tremila secondo noi non è lontana dalla verità». Parola di Daniele Zovi, comandante regionale dei forestali.
In Regione giustificano l’intervento anche per i continui danni agli allevatori: «I cervi entrano nelle aziende che hanno i terreni in concessione e tolgono il foraggio destinato alle mucche. E questo significa decine di migliaia di euro per danni che dobbiamo sborsare ». Anche Michele Bottazzo, responsabile della ricerca faunistica per Veneto Foreste, l’azienda della Regione che gestisce questa area demaniale, già nel 2011 diceva: «Purtroppo i cervi sono troppi e molti dovranno essere abbattuti. Se stiamo a
guardare, in pochi anni questi animali distruggeranno tutto il bosco, si ammaleranno e moriranno di fame». Gli esperti parlano infatti dell’abete bianco che è quasi scomparso assieme al frassino e ai faggi, mangiati dai troppi cervi che hanno fatto sparire anche i caprioli perché, più forti, hanno preso tutto il cibo.
«Non è vero che siano troppi, nessuno ha mai fatto un vero censimento, tranne i cacciatori, che sono parte in causa visto che si occuperebbero loro di eliminarli », dice Massimo Vitturi della Lav. Più pacato Gigi Ghedin del WWf: «È vero, i cervi fanno danni, distruggono piante protette, persino le rare orchidee. Sono troppi, ma perché ucciderli? Portiamoli in altre zone dove possano vivere tranquillamente».


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