F35, si spaccano i grillini e il Pd i dissidenti per la mozione Casson
ROMA — Ieri pomeriggio, riunione dei senatori cinquestelle sugli F35. Il clima è elettrico, le porte soccombono alle urla. Il gruppo grillino si spacca sull’atteggiamento da tenere in Aula rispetto alla mozione del democratico Felice Casson, che chiede la sospensione del programma degli F35. Dopo un durissimo braccio di ferro, i falchi capitolano e a prevalere sono i dialoganti. Ma il rompete le righe è caotico, l’esito del voto apertamente contestato dagli sconfitti. Il nodo politico, però, è chiaro a tutti. In gioco c’è il rapporto tra il Movimento e il Partito democratico. In ballo, soprattutto, c’è la prospettiva di un governo del cambiamento in caso di crisi dell’esecutivo Letta.
La sfida sugli F35 è senza esclusione di colpi. In quindici boicottano l’indicazione degli “ortodossi” e impongono il sì anche al testo Casson (leggermente più morbido di quello grillino che chiede l’addio al programma), presentato dai “pacifisti” dem contro la mozione di maggioranza Pd-Pdl-SC. Dodici votano contro, in cinque si astengono. La pattuglia delle colombe ricorda quella che si schierò per Pietro Grasso. Solo che stavolta è più numerosa. E vince.
Ma il “ribaltone” interno al Movimento non è indolore. La somma di astenuti e contrari supera i voti a favore. I falchi sollecitano una nuova conta. La riunione diventa una corrida. Volano urla, parole grosse. Brandelli di frasi viaggiano tra i corridoi e raccontano lo sfascio: «La maggioranza ha votato per il sì, non fate i furbi!», «macché, questo voto non basta, serve la maggioranza assoluta!!».
Come accadde per il ballottaggio sul Presidente del Senato, anche stavolta il summit si scioglie senza una decisione. In Aula, oggi, i grillini voteranno in ordine sparso. E molti non rispetteranno quanto sentenziato dalla maggioranza. Laura Bottici lo ammette: «Se volete, espelletemi. Ma non sostengo la mozione Casson. È un testo ragionevole? Figuriamoci, io voglio mandare a casa tutti».
La linea di frattura è ormai evidente. Tra gli altri, si esprimono a favore della mozione del parlamentare democratico i senatori Campanella, Bocchino, Giarrusso, Battista, Bencini, Orellana, Buccarella. Favorevole è anche Pepe. Contrari, invece, sono Crimi, Bottici, Martelli, Taverna, Puglia. Si astiene Cotti.
I due gruppetti, ormai, convivono a fatica. Spiega la “dura” Taverna: «Io voto solo la nostra mozione. Spieghino gli altri perché dicono sì a un testo che chiede la sospensione del programma. Noi siamo il Paese delle sospensioni! ». Ribatte Orellana: «Sosterrò il testo Casson. Qui in giro c’è troppa dietrologia…». La fotografia migliore la concede Buccarella: «C’è chi ha pensato che un voto per una mozione Pd potesse essere mal interpretato…».
Tutto, in effetti, ruota attorno al Pd. Nei capannelli i senatori
cinquestelle non parlano d’altro. Si informano sulle chance di tenuta dell’esecutivo, trattano con i pontieri dem di Palazzo Madama. Fra questi, Laura Puppato. Con lei i grillini ragionano della mozione di sfiducia ad Angelino Alfano, presentata dal M5S anche alla Camera. L’obiettivo è conquistare il voto di parecchi democratici. E vedere l’effetto che fa.
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