E tra i Democratici scatta l’allarme “Se Silvio viene condannato noi non reggiamo questa alleanza”

by Sergio Segio | 30 Luglio 2013 7:13

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ROMA — «Facciamo tanta fatica a sostenere questo governo, continueremo a farla anche dopo la sentenza della Cassazione ». Il giovane turco Matteo Orfini è uno dei “rassegnati” alle larghe intese. Rassegnato ma non per questo meno combattivo, soprattutto se il Pdl dovesse, dice lui, «iper-reagire». Come fece dopo l’annuncio della data della sentenza, chiedendo la sospensione dei lavori parlamentari. «Ecco, se arriva una risposta di quel tipo, la maggioranza è finita e il governo Letta va a casa». È questo il paletto insuperabile per il Pd. Sembra di capirlo anche dalle parole del capogruppo al Senato Luigi Zanda. Quando accenna a inaccettabili «reazioni eversive» contempla anche il precedente dell’Aventino. Del resto, Orfini interpreta quella
promessa del premier («non vado avanti a qualsiasi costo») proprio così: «Si riferisce ai guai giudiziari di Berlusconi e alla risposta del Pdl».
Ma anche la tenuta del Pd è tutta da verificare nel caso di un’eventuale condanna. L’impressione è che non possa assorbirla. A prescindere dai commenti dello stesso Cavaliere e dei suoi fedelissimi. Perché i democratici, a quel punto, governerebbero con un pregiudicato interdetto dai pubblici uffici. Il tesoriere dei Ds e senatore Pd Ugo Sposetti, che conosce bene i suoi compagni di partito, non ha dubbi: «Il Pd salta come un birillo se i giudici confermano la sentenza di appello. Non reggerà l’urto, sarà la fine di tutto», ha detto al Quotidiano Nazionale l’altro giorno. Una previsione catastrofica, ma che riflette le mille difficoltà che la sinistra ha già dovuto superare nel recinto scomodo delle larghe intese. Sposetti sostiene che i democratici non sono pronti ad affrontare un’ondata. Nemmeno di fronte al (presunto) senso di responsabilità della destra. «Non ne abbiamo mai parlato, non siamo preparati politicamente».
Il clima di attesa effettivamente è anche un clima di disorientamento.
Lo si vede nei capannelli di deputati e senatori. Incerti sull’esito processuale e soprattutto sul dopo. Da settimane il segretario Gugliemo Epifani non nasconde la gravità di questo passaggio. «Il futuro dipende dalla Cassazione. Ed è inutile avventurarsi in ipotesi sulla decisione dei giudici. È tutto aperto». Epifani si è preso tre giorni pieni di relax con la famiglia e tornerà oggi a Roma. Non a caso. La sentenza è anche un buon motivo per rinviare la direzione sulle primarie alla prossima settimana.
«È bene analizzare quale sarà la reazione del Pdl — spiega il segretario —. Stavolta, sia chiaro, noi non accetteremo una sospensione dei lavori parlamentari neanche di 5 minuti. La destra non cerchi altre forzature».
Quindi, il clima è anche di guerra. O meglio, di guerra possibile. Ma Francesco Boccia, lettiano, presidente della commissione Bilancio della Camera, è pronto a scommettere che Berlusconi non lancerà il guanto di sfida. «Se il Pdl non commette falli di reazione e il Cavaliere dice che il governo può andare avanti, voglio vedere come fa il Pd a staccare la spina», dice. «Non possiamo essere noi a far cadere Letta. Verrebbe tradito il patto che abbiamo siglato davanti agli italiani e al capo dello Stato. E questo impegno non viene meno perché lo decide qualche corrente del Pd. Per contarci, sul governo e sulle larghe intese, c’è il nostro congresso, lì ci possiamo misurare».
Difficile però valutare l’impatto della sentenza sugli antigoverno, a cominciare da Matteo Renzi e dai renziani. Ancora più complicato immaginare in cosa si trasformerebbero le feste dell’Unità estive dovendo difendere l’alleanza con un condannato in via definitiva. Feste che il sindaco di Firenze batterà a tappeto durante il mese di agosto. «Io sono tra i più sereni, gli altri non so», ironizza Pippo Civati, candidato alla segreteria e nemico dichiarato della Grande coalizione. «Immagino che se Berlusconi sarà condannato nessuno vorrà banalizzare. Bisognerà fermarsi a riflettere, a riflettere sul serio. Per rispetto dei nostri elettori».
Saranno dunque le ore immediatamente successive alla decisione della Suprema corte a segnare il destino del governo e del Partito democratico. Che invece sul voto per la decadenza da senatore di Berlusconi, non si dividerà. «Le sentenze si rispettano, su questo non ci sono discussioni », avverte Boccia. Il Pd, quel giorno, se e quando arriverà, sarà compatto.

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