by Sergio Segio | 2 Luglio 2013 7:55
ROMA — Rivoluzione allo Ior. Il direttore generale Paolo Cipriani e il vicedirettore Massimo Tulli hanno rassegnato le dimissioni. Dopo molti anni di servizio hanno entrambi ritenuto che questa loro decisione sarebbe stata la scelta migliore nell’interesse dell’Istituto e della stessa Santa Sede. Una valutazione condivisa e forse sollecitata dallo stesso Pontefice. Il board dello Ior e il Consiglio cardinalizio di sorveglianza le hanno subito accolte.
Un’accelerazione drammatica si è innescata sabato. A seguito delle risultanze di un’indagine interna allo Ior, ordinata dal board dopo l’arresto di monsignor Nunzio Scarano. La lettura dell’ordinanza dei magistrati romani, le dichiarazioni del procuratore aggiunto Nello Rossi (secondo il quale grazie ai rapporti con la dirigenza Scarano aveva trasformato lo Ior in una sua privatissima e illecita filiale off shore) hanno fatto il resto. Domenica sera la decisione era presa, ma per tutta la giornata di ieri c’è stato un altalenarsi di voci, finché a sera la comunicazione è divenuta ufficiale. Il presidente Ernst von Freyberg ha assunto le funzioni di direttore generale ad interim, mentre già si è aperta la procedura di selezione per il ruolo di nuovo direttore generale e vicedirettore generale dell’Istituto e di «chief risk officer», una posizione che non esisteva finora nello Ior. L’Aif, l’autorità finanziaria regolatoria è stata informata di quanto avvenuto, e così pure la Commissione istituita dal Papa con il suo chirografo una settimana fa, il 24 giugno, e presieduta dal cardinale Farina.
Il presidente von Freyberg che pure un mese fa aveva pubblicamente elogiato Cipriani e Tulli in un’intervista al Corriere («Cipriani, Tulli e io costituiamo un buon team, lavoriamo davvero in modo felice insieme» aveva detto) ha spiegato i motivi che hanno spinto al cambio di direzione generale. E cioè la necessità di imporre un passo più spedito nell’attuazione delle norme antiriciclaggio. «Dal 2010 lo Ior e la sua direzione — ha detto von Freyberg — hanno lavorato seriamente per portare le strutture e i procedimenti in linea con gli standard internazionali di lotta al riciclaggio di denaro. Sebbene siamo grati per i risultati conseguiti, oggi è chiaro che abbiamo bisogno di una nuova direzione per accelerare il ritmo di questo processo di trasformazione».
Dal maggio scorso, per fare questo, il presidente e il board hanno dato mandato a Elizabeth McCaul e Raffaele Cosimo della società Promontory (leader mondiale dell’antiriciclaggio) di rafforzare le strutture dell’Istituto, mentre lo stesso von Freyberg verrà aiutato da due professionisti con lunga esperienza in primarie banche italiane e americane come Rolando Marranci and Antonio Montaresi, quest’ultimo nella nuova posizione di chief risk officer.
L’intera struttura dello Ior è stata riorganizzata per rendere più stringenti i controlli. In pratica, si è trattato del secondo round di quell’operazione di trasparenza iniziata l’anno scorso a fine maggio, con l’uscita dalla presidenza di Ettore Gotti Tedeschi (il quale aveva sempre puntato l’indice contro Paolo Cipriani, senza tuttavia riuscire a imporre i nuovi standard internazionali). L’uscita di scena di Cipriani e Tulli coincide con il giorno dell’interrogatorio di monsignor Nunzio Scarano arrestato venerdì scorso in relazione ad un’operazione riguardante una somma colossale in contanti (20 milioni di euro) da introdurre in Italia tramite lo Ior. «O erano sicuri che il sistema dei controlli antiriciclaggio da noi non funzionano o qualcuno aveva offerto aiuto dall’interno per condurre in porto un’operazione del genere». Era stata questa la valutazione che era circolata dentro il Torrione di Niccolò V. Un addetto di un’ambasciata latinoamericana che per la sua mansione ha continui contatti con l’Istituto aveva aggiunto un particolare significativo: «La riforma è iniziata solo circa venti giorni fa, hanno cambiato le tecnologie informatiche, aumentato i controlli sugli spostamenti di soldi. Era necessario». E profeticamente aveva previsto: «Di sicuro qualche testa cadrà».
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