by Sergio Segio | 21 Luglio 2013 9:30
Ma man mano che si scende nel dettaglio, il rischio di errore si accresce. Nel 1980 si stimava che la popolazione del pianeta, nel 2025, avrebbe raggiunto 8,1 miliardi, valore identico a quello stimato oggi per la stessa data, ormai prossima. Allungando l’orizzonte, aumentano le probabilità che i fatti si discostino dalle previsioni degli esperti. I fenomeni demografici hanno una discreta stabilità nel tempo: coloro che metteranno al mondo figli tra dieci, venti o trent’anni sono già nati oggi, e si può pensare che i loro comportamenti non saranno troppo diversi da quelli dei loro genitori. Ma stimare il flusso di nascite tra ottanta o novant’anni è altro paio di maniche: i nuovi genitori, alla fine di questo secolo, saranno figli di coppie che, oggi, non sono ancora nate, e anche i loro nonni debbono ancora nascere: propenderanno verso il figlio unico o verso famiglie numerose?
Per il futuro, gli esperti convengono su un continuo miglioramento della sopravvivenza. Ma perché questa tendenza continui, occorrerà un equilibrato sviluppo sociale, ottimi sistemi — soprattutto pubblici — di prevenzione e di cura con accesso universale; capacità di controllare l’insorgere di nuove patologie. Non è scontato che questo avvenga, negli ultimi decenni si sono fatti molti passi avanti, ma anche qualcuno indietro: il crollo dell’Urss ha portato paurosi regressi della sopravvivenza; l’Aids ha fatto perdere uno o due decenni di speranza di vita in molti paesi dell’Africa australe; il peso della sanità ha allargato la forbice della longevità tra ricchi e poveri.
Se dal mondo si scende agli stati, le incertezze si moltiplicano, e il futuro diventa incerto anche a distanze ravvicinate. Un esempio? Nel 1998 le proiezioni Onu assegnavano all’Italia del 2013 55 milioni di abitanti che, invece, oggi sono oltre 60 grazie agli immigrati. Quanti, quando e dove si sposteranno i migranti nel futuro in realtà nessuno può dirlo, come nessuno è in grado di predire dove avverranno conflitti o catastrofi, come muteranno le disuguaglianze tra uomini e paesi. A meno di essere una Pizia, la geo-demografia del 2100 potrebbe riservare sorprese.
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