Dal petroliere allo scacchista ecco i “nemici” di Putin che spaventano il Cremlino

by Sergio Segio | 20 Luglio 2013 7:10

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Per ora non ha sfidanti: nella politica russa non c’è alcun personaggio di spicco che, per il momento, possa competere con lui. Ma Putin è vulnerabile nei confronti della sfida democratica: si può quasi affermare che la Russia — e con essa il mondo intero — stia aspettando che si palesi un’alternativa.
Da chi è formata l’opposizione? C’è un movimento di persone dal quale possa uscire uno sfidante che sia in grado nel 2018, o anche prima, di competere con lui ad armi pari? E’ possibile che Aleksei Navalnyj — stranamente rimesso in libertà vigilata dopo la condanna a cinque anni, e dunque libero, in teoria, di candidarsi alle elezioni a sindaco di Mosca — sia in grado diventare il principale avversario di Putin: anche se la sua richiesta d’appello finisse in un insuccesso ed egli fosse mandato in carcere, scomparirebbe dalla ribalta per cinque anni, per uscirne proprio quando Putin spera di essere rieletto. D’altronde ci sono poche speranze che nelle file dell’opposizione gli altri vecchi personaggi — come Grigory Yavlinsky del partito socialdemocratico Yabloko, o Boris Nemtsov, ex governatore di Nizhny Novgorod e copresidente del Partito popolare per la libertà — possano diventare potenti quanto basta da essere attendibili. Entrambi in passato si sono rifiutati di stringere alleanze con altri esponenti dell’opposizione; i partiti che guidano sono piccoli, pieni di soggetti irascibili che tendono a spaccare il partito in gruppi più piccoli ancora. Per di più adesso sono visti dai giovani liberali come «uomini del passato », risalenti al periodo di Eltsin.
Garry Kasparov, ex campione del mondo di scacchi che ha fondato il movimento “L’altra Russia”, si è candidato alle elezioni del 2018 per la presidenza, ma non è riuscito a raccogliere un sostegno sufficiente. C’è poi tutta una schiera di leader più giovani, come Vladimir Milov, ex viceministro; Ilya Yashin, fondatore del
movimento giovanile Oborona (“difesa”); e il miliardario Mikhail Prokhorov, che nel 2012 si era candidato contro Putin ottenendo l’8% delle preferenze. Nessuno di loro è conosciuto fuori Mosca e San Pietroburgo, anche se si tratta di tre personaggi molto carismatici. Tutti costoro sono portavoci delle nuove classi russe: la classe media e dei professionisti, cresciute in modo esorbitante paradossalmente negli anni di Putin. E’ il ceto più favorevole all’opposizione: soffre per la censura, per le minacce mafiose ed è sempre più attiva in Rete.
Infine c’è il popolo russo. In buona parte degli ultimi 13 anni i russi hanno appoggiato fermamente Putin. Con il suo sanguinoso successo in Cecenia, il presidente si è creato l’immagine di uomo forte. Ma la crescita economica è vacillante. Gli investimenti esteri e interni sono in calo, e così pure le startup avviate da russi. Ma il pericolo più grande è la nausea popolare nei confronti della corruzione. Il think tank Indem di Mosca ha calcolato che costa al Paese dai 300 ai 500 miliardi di dollari l’anno. Circa un terzo del Pil.
Nel suo discorso conclusivo davanti ai giudici, Navalnyj ha promesso di dedicare la propria vita a «distruggere il sistema di potere in virtù del quale l’83% delle ricchezze della nazione appartiene alla metà della popolazione». Questo è il tallone d’Achille della classe al governo in Russia. Questa sarà la piattaforma sulla quale salirà un possibile avversario di Putin, colui che alla fine potrebbe farlo cadere.
(Traduzione Anna Bissanti)

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