Cosa succede in Portogallo?
Martedì 2 luglio il ministro degli Esteri portoghese, Paulo Portas, si è dimesso in dissenso con le misure di austerità, aprendo una crisi politica nel governo del primo ministro Pedro Passos Coelho, che pochi giorni fa ha visto l’abbandono anche del ministro delle Finanze. In serata Passos Coelho è andato in tv a dire che non si dimetterà, nonostante le difficoltà nella sua maggioranza: ha aggiunto che non ha accettato le dimissioni di Portas e che aprirà un confronto con lui per risolvere la situazione.
Portas, che è già stato ministro della Difesa tra il 2002 e il 2005, è il leader del Partido do Centro Democrático Social – Partido Popular (CDS-PP), che compone la maggioranza insieme al Partito Socialdemocratico (PSD) di Passos Coelho. Entrambi i partiti, a dispetto dei nomi, sono ideologicamente di centrodestra, conservatori dal punto di vista sociale e liberisti in campo economico. Il CDS-PP è alla destra del PSD nel quadro politico, con toni più cristiano-democratici e leggermente anti-europei. Alle elezioni del 2011, il PSD ha ottenuto 108 parlamentari su 230, mancando di pochi parlamentari la maggioranza assoluta e alleandosi quindi con il CDS-PP (24 parlamentari).
Durante la campagna elettorale del 2011, il Portogallo strinse un accordo di salvataggio da circa 78 miliardi di euro con il Fondo Monetario Internazionale e l’Unione Europea, richiesto dal precedente governo di centrosinistra. Da allora ha lottato per mantenere le promesse di profondi tagli alla spesa pubblica fatte in cambio del prestito ed è stato spesso indicato come un “modello” per la gestione della crisi, perché finora era riuscito a mantenere la stabilità politica e a intraprendere anche misure di austerità molto dure.
La crisi di governo
Dopo circa due anni, però, la politica di austerità ha aggravato la crisi: una serie di scioperi e proteste negli ultimi mesi ha aumentato la pressione sul governo e lunedì 1 luglio il ministro delle Finanze Vítor Gaspar, grande sostenitore dell’austerità e più volte in polemica con il CDS-PP, si è dimesso scrivendo di sentirsi una figura isolata e controversa all’interno del governo. Gaspar, 53 anni, è un economista che ha lavorato a lungo nelle istituzioni europee (dove è molto stimato), prima alla BCE e poi alla Commissione Europea, ed è visto anche dall’opinione pubblica come il principale artefice dell’austerità.
L’annuncio della sua uscita dal governo è stato piuttosto inatteso, ma nella sua lettera di dimissioni Gaspar ha detto anche che la sua “credibilità” era stata troppo colpita da alcuni dati economici peggiori del previsto: in particolare, il calo della domanda interna e le entrate fiscali inferiori alle previsioni, che impediranno il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica fissati in precedenza.
Il primo ministro Passos Coelho ha agito molto velocemente e ha già sostituito Gaspar con Maria Luís Albuquerque, che era segretaria di Stato al Tesoro e ha giurato da ministro lunedì stesso in una cerimonia al palazzo presidenziale. Albuquerque è nota per essere una sostenitrice delle politiche di Gaspar e Portas ha risposto annunciando le sue dimissioni. Il ministro degli Esteri ha detto di essere “rispettosamente in disaccordo” con la scelta di “continuità” al ministero delle Finanze.
Nonostante le dimissioni, non è chiaro se il CDS-PP ritirerà il suo sostegno al governo di Passos Coelho, in cui ha altri due ministri. Passos Coelho ha detto ieri sera che aprirà negoziati con il CDS-PP per continuare a governare, ma la situazione è interamente in mano a Portas, che può decidere di far cadere il governo da un momento all’altro. Il leader dell’opposizione António José Seguro, del Partito Socialista, ha già chiesto da parte sua che si vada a elezioni anticipate.
La crisi economica
Nel frattempo la ripresa economica del Portogallo non è ancora in vista. Il paese è in recessione dal 2011, la disoccupazione degli under 25 è intorno al 43 per cento (il tasso generale di disoccupazione è al 18 per cento) e ha causato un aumento dell’emigrazione giovanile. Nonostante questo, Passos Coelho sottolinea la riduzione del deficit di bilancio, la crescita delle esportazioni e il calo degli interessi sul debito, e pochi giorni fa diceva che il percorso di “aggiustamento necessario” è arrivato a due terzi e si completerà a giugno del 2014.
Ma le misure di austerità, che si sono tradotte in un aumento generalizzato delle tasse sul reddito e sui consumi, in una diminuzione delle retribuzioni al pubblico impiego e in un taglio alle spese di sanità e istruzione, hanno causato nelle settimane alcune grandi proteste. Il 27 giugno i sindacati hanno indetto uno sciopero generale di 24 ore, il quarto negli ultimi due anni. Come sottolinea l’Economist, i sondaggi dicono che i portoghesi vogliono che il programma di austerità sia modificato e rallentato, ma allo stesso tempo il sostegno nei confronti dell’euro rimane stabile intorno al 70 per cento. L’opposizione dei socialisti e i sindacati chiedono che il piano di salvataggio sia rinegoziato con UE e FMI e un cambio nella politica economica che ponga fine all’austerità.
Foto: il primo ministro portoghese Pedro Passos Coelho parla alla nazione dalla sua residenza ufficiale, nel palazzo di Sao Bento a Lisbona, 2 luglio 2013.
(PATRICIA DE MELO MOREIRA/AFP/Getty Images)
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