by Sergio Segio | 25 Luglio 2013 14:57
PREPARIAMOCI a una nuova stagione per i contenuti digitali online, perché quanto deciso oggi dall’Agcom [1](Autorità garante delle comunicazioni) è una riforma a tutto tondo sul diritto d’autore. Lo scopo è rifondare il mercato dei contenuti digitali in Italia, attraverso il rilancio dell’offerta legale e l’educazione degli utenti. Anche con la repressione della pirateria, certo, come previsto e temuto da molti sostenitori delle libertà della rete. Ma Agcom ha cercato di tenere un basso profilo sugli aspetti “polizieschi” della delibera. Avrà sì nuovi poteri per far rimuovere da internet i contenuti pirata e – come extrema ratio – rendere inaccessibili i siti, ma ha scelto di usare con moderazione quest’arma. Ricordiamo che anche il precedente Consiglio Agcom (i cui vertici sono cambiati a luglio 2012) aveva cercato di fare una delibera sul diritto d’autore, molto contestata per i suoi aspetti censori verso internet.”Ero contrario al vecchio regolamento sul copyright, perché rischiava di violare alcuni fondamentali principi della libertà su internet. Il nuovo mira a tutelarla e al tempo stesso sostenere il mercato dei contenuti digitali”, spiega Maurizio Dècina, commissario Agcom e storico ordinario di Reti e Comunicazioni al Politecnico di Milano.Lei si riferisce alla delibera antipirateria che il precedente Consiglio di Agcom ha tenetato di fare, su mandato del decreto Romani del 2010, per poi rinunciarci sull’onda delle accuse di censura da parte di esperti e politici bipartisan. La vostra delibera riprende quel mandato, perché dovrebbe essere migliore?
“Perché si fonda su tre pilastri. Primo, trasparenza: tutte le attività che Agcom farà, a riguardo, saranno visibili sul web e dibattute in un Comitato Tecnico a cui parteciperanno tutti gli stakeholder, tra cui associazioni dei consumatori e detentori di diritto d’autore. Secondo: educazione all’uso legale di internet. L’utente che cerca di accedere a un sito contenente opere protette da copyright potrà essere indirizzato a una pagina web che gli spieghi come ottenere quei file in modo legale, persino gratis (vedi musica su Spotify e YouTube). Questa è un’idea eccellente che si ispira ai modelli dissuasivi della legge Hadopi francese, che hanno avuto grande successo. Su 1,7 milioni di persone che hanno letto l’avvertimento, solo 159 mila hanno persistito nell’illegalità, in tre anni. Terzo pilastro: la promozione dell’offerta legale”.Già, ad esempio, le finestre di distribuzione dovrebbero essere aggiornate ai tempi di internet per ridurre i tempi di attesa dell’arrivo di un film online. Ma è un aspetto su cui sono altri a decidere, non voi…
“Lo so, e non mi riferisco solo alle finestre, ma anche a nuove forme di licenze condivise e aperte. Ma nel Comitato metteremo tutti gli stakeholder appunto per questa ambizione di riformare dalle radici il sistema dei contenuti digitali in Italia. Svecchiandolo. E serve la collaborazione di tutti”.C’è comunque anche la repressione della pirateria in delibera ed è l’aspetto più delicato. Come evitare i rischi liberticidi?
“Funzionerà così. Il detentore di copyright ci segnala che su un sito c’è un’opera pirata. Allora noi svolgiamo un’indagine e se verifichiamo che c’è violazione di copyright, chiediamo al titolare (il “page owner”) di rimuoverla. Se questo non rimedia, ci sono due alternative. Se il sito è ospitato da un hosting provider italiano, possiamo chiedere a quest’ultimo di rimuovere l’opera. Se è straniero, dobbiamo chiedere ai provider internet italiani di disabilitare l’accesso dei propri utenti a quel sito. Ci sono due grosse novità rispetto alla precedente delibera. Primo, non imporremo di bloccare l’indirizzo IP del sito estero, cosa che equivale a impedire una comunicazione e potrebbe equipararsi a censura. I provider potranno agire alterando i sistemi Dns (Domain Name Server). Inoltre, non sarà loro imposta la rimozione selettiva che richiede l’uso, lesivo della privacy, di dispositivi Dpi (Deep Packet Inspection)”.Ma questo vuol dire che agli utenti basterà cambiare i Dns nelle opzioni del proprio sistema operativo per accedere comunque a quel sito.
“Sì, ma le ricerche dimostrano che il 70 per cento degli utenti non lo sa o non lo vuole fare. Quindi la misura è efficace e non minaccia la libertà di internet. La seconda differenza con la delibera precedente è che ci focalizzeremo su quel centinaio di siti di pirateria massiva che sono responsabili della stragrande maggioranza delle violazioni di copyright e dei danni economici ai content provider. Per questi siti, infatti, la nostra procedura di repressione sarà rapida, durerà solo 10 giorni, mentre per tutte le alte segnalazioni ci metteremo 45 giorni. Per verificare le violazioni ci avvarremo anche di strumenti tecnologici, sfruttando i marchi registrati delle opere digitali audiovisive ed editoriali (Siae, Fieg, ecc.)”.
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