Agcom pronta a norme anti-pirateria: nel mirino ci sono gli Over-the-top

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IN ITALIA l’Agcom si avvia a passo di marcia a varare il nuovo Regolamento Antipirateria, in Francia si fa marcia indietro. Pubblicato nella Gazzetta ufficiale francese il decreto che abolisce l’Hadopi, la dottrina dei “tre colpi” viene mandata in soffitta. Nessuno potrà più essere disconesso dalla rete come pena aggiuntiva per downloading o streaming illegale dopo il terzo avviso di violazione, una pena che a parere di tutti contrastava fortemente con le libertà individuali. Il decreto, che apre la strada alla riformulazione della legge che dovrà proteggere i diritti degli autori e contrastare più efficacemente l’industria del falso e difendere l’eccezione culturale, è previsto per fine anno.

In Italia, invece, l’Agcom, per bocca del suo presidente Angelo Cardani, ha ribadito nella relazione annuale dell’Autorità che l’azione di contrasto alla pirateria sarà condotta dall’Autorità stessa e attuata con l’adozione di un regolamento rispettoso dei principi di garanzia, ragionevolezza, proporzionalità dell’azione amministrativa. In questo supportato dal viceministro per lo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Antonio Catricalà, che  ha dichiarato di ritenerlo “un modello convincente da appoggiare in un momento delicato per il settore”. Cardani ha anche detto che la sua azione si baserà su altri due pilastri fondamentali: l’educazione alla legalità e la promozione di un’offerta legale di qualità dei contenuti.Che sia urgente rivedere la normativa sul diritto d’autore è indubbio ma i giuristi sono perplessi circa l’attribuzione di questo potere a un’Autorità indipendente che così scavalcherebbe il Parlamento.

Su questo Cardani aveva però messo le mani avanti: “L’Autorità sarebbe lieta di cedere il passo se il Parlamento decidesse di intervenire con riforma della legge che tutela il diritto d’autore per adeguarla alla nuova realtà tecnologica e di mercato”. Avrebbe dovuto ripeterlo nell’audizione prevista per ieri alla Camera rimandata sine die per per il blocco dei lavori parlamentari chiesto dai pasdaran di Berlusconi.Alla fine rimangono i dubbi sul potere effettivo dell’Agcom di adottare il Regolamento, gli effetti di regole di enforcement introdotte in altri paesi, come in Francia, e la difformità dei dati diffusi sull’impatto economico della pirateria che secondo la Corte dei Conti americana non sono valutabili, per l’OfCom inglese sono limitati, per l’Unione Europea trascurabili, ma per l’italiana Ipsos sarebbero pari a 500 milioni di euro all’anno soltanto nel Bel Paese.Anche per questo i senatori di Scelta Civica hanno chiesto nell’audizione di Cardani al Senato del 19 giugno di equilibrare ogni proposta di applicazione con quattro interventi di buon senso: una valutazione indipendente degli effetti economici della pirateria; il diritto di regalare, prestare e rivendere contenuti digitali come accade per quelli analogici; bloccare i flussi monetari dei siti pirata; deposito di una cauzione per chi denuncia la pirateria online per evitare querele massive e pretestuose.

Ma il vero nodo sarebbe ancora la possibilità per l’Autorità di rimuovere contenuti dal web senza l’intervento della magistratura e senza una normativa di copertura da parte del Parlamento come denunciato da AIIP, Assoprovider-Confcommercio, Altroconsumo, Associazione Articolo 21 ed altri che hanno chiesto una pausa di riflessione in una lettera ai presidenti di Camera e Senato e a Cardani.  Difficile che accada. Il regolamento potrebbe essere un ballon d’essai per dare voce a chi lamenta le asimmetrie normative tra operatori televisivi, editori, società di telecomunicazioni e la “crescente egemonia degli aggregatori di contenuti che fatturano miliardi di pubblicità in Europa, non investono un euro in prodotto originale, occupano poche centinaia di persone rispetto alle centinaia di migliaia di lavoratori europei del settore e non pagano le tasse, se non in misura molto ridotta in alcuni paesi a tassazione limitata”, come ha detto a chiare lettere lo stesso Catricalà.

Sulla stessa linea si muove l’Europa. Infatti a Bruxelles la Commissione Affari giuridici del Parlamento europeo ha approvato nuove norme per semplificare l’assegnazione delle licenze ai fornitori di musica online per consentire lo sviluppo del mercato, la possibilità per i musicisti di rivolgersi a società extraterritoriali di collezione dei diritti e di ottenere più facilmente il pagamento delle competenze spettanti dalla raccolta delle royalties. La proposta, secondo la relatrice Marie Gallo permetterà a nuovi servizi online di entrare nel mercato e fare dell’Europa un mercato unico digitale, aggiungendo: “Non lasceremo a iTunes tutto il mercato!”. Gli Over The Top sono avvisati.


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