Africa e Hiv, ”diminuito il tasso di trasmissione mamma-figlio del virus”

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ROMA – Oggi in Africa sono 23,5 milioni le persone che vivono con l’Hiv. Negli ultimi anni nell’area sub-sahariana, dove il tasso di infezione da Hiv/Aids è il più alto del mondo, le nuove infezioni nei bambini sono scese in modo significativo, soprattutto grazie alla riduzione della trasmissione madre-figlio del virus.

L’Unaids, il programma delle Nazioni Unite per l’Aids/Hiv, ha individuato 21 paesi africani prioritari per la lotta al virus e, a oggi, i risultati dell’accesso alle cure sono incoraggianti, in particolare per quanto riguarda i giovani. “Nel 2012, infatti – afferma l’Unaids -, il numero di nuove infezioni da Hiv tra i bambini è diminuito del 40 per cento rispetto al 2009. Calo dovuto soprattutto alla maggiore disponibilità della terapia antiretrovirale, utile a prevenire la trasmissione madre-figlio del virus e fornita a più di tre quarti delle donne in gravidanza in 16 dei 21 paesi”.

Secondo i dati Un aids, è il Botswana ad aver raggiunto i successi più grandi, avendo casi in cui la trasmissione madre-figlio è stata quasi eliminata. Oltre al Botswana, si sono registrate drastiche riduzioni del numero di nuove infezioni da Hiv tra i bambini anche in altri 6 paesi tra quelli prioritari (Etiopia, Ghana, Malawi, Namibia, Sud Africa e Zambia), con diminuzioni fino al 50 per cento rispetto al 2009. “Dato che dimostra che i progressi possono essere significativi quando il trattamento si concentra sulle persone giuste e nei posti giusti”.

Aggiunge l’Unaids: “Nonostante i grandi passi avanti, c’è ancora molto lavoro da fare. Anche se i tassi di accessibilità al trattamento sono aumentati del 20 per cento tra il 2011 e il 2012, milioni di persone vivono ancora senza farmaci. Il problema è particolarmente grave per i bambini affetti da Hiv/Aids: nella maggior parte dei paesi prioritari, solo tre su dieci con test positivo, stanno ricevendo i farmaci di cui hanno bisogno”. Unaids ha definito questo livello “inaccettabilmente basso”, ma rimane ottimista e convinta che la situazione può migliorare se i paesi africani e i donatori internazionali lavorano insieme per arrivare all’”azzeramento delle infezioni da HIV, della discriminazione e del tasso di mortalità correlato all’Aids”.


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