Aborto, armi, istruzione ecco il “Modello Texas” che piace all’ultradestra

by Sergio Segio | 14 Luglio 2013 9:37

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NEW YORK — L’America non sarà mai veramente progressista finché il Texas non fa secessione? L’idea non è balzana visto che in Texas risorge periodicamente l’idea di un referendum che ne dichiari l’indipendenza. Finora il Texas deve accontentarsi — non è poco — di essere “la California dei neoconservatori”. Un bacino di voti sicuri per la destra. Un laboratorio sperimentale per tutte le politiche neoliberiste in economia, tradizionaliste sui temi valoriali, o puramente reazionarie. Se la California è il paradiso della Green Economy, il Texas si arricchisce sul nuovo boom del petrolio e gas made in Usa. Sui banchi di scuola, il “Texas Board of Education” garantisce che circolino manuali dove l’ipotesi “creazionista” deve avere pari dignità rispetto alla scienza dell’evoluzione. La pena di morte eseguita con la massima frequenza. La tassazione minima sui profitti delle
imprese. La cultura delle armi. Non c’è settore della vita americana dove il Texas non abbia tradotto in realtà “estrema” l’ideologia della destra.
Pochi giorni dopo che il matrimonio gay della California ha ricevuto l’avallo definitivo della Corte suprema, il Texas ha approvato la più severa legge anti-abortista degli Stati Uniti. Al termine di una battaglia memorabile, venerdì il Senato locale ha sgominato l’ostruzionismo dei democratici.
La nuova legge vieta ogni aborto dopo 20 settimane di gravidanza. Impone controlli e requisiti talmente stringenti sulle cliniche dove si praticano le interruzioni di gravidanza, che molte dovranno chiudere i battenti. Il governatore del Texas, il repubblicano Rick Perry, ha applaudito il voto del Senato e lo ha definito come «il passo finale nella nostra storica battaglia per proteggere la vita umana». Secondo lui i legislatori di destra hanno «difeso a oltranza i più piccoli e i più vulnerabili texani, e futuri texani». A nulla è valsa la resistenza di una eroina democratica come la senatrice Wendy Davis: nella passata sessione legislativa, era riuscita a parlare consecutivamente per 11 ore, riuscendo da sola a far scadere i tempi tecnici per la votazione della legge anti-abortista. Quel suo “filibustering”, il tour de force oratorio per fare ostruzionismo, le conquistò 180.000 seguaci in tempo reale che l’osservarono in diretta sui social network. La Davis è balzata in testa alla popo-larità della base di sinistra che ora sogna di candidarla per l’elezione a governatore nel 2014. Unico problema: la base di sinistra è poca cosa, in Texas. Sono lontani i tempi in cui il Texas espresse un presidente come Lyndon Johnson: molto progressista sui temi sociali, il vero realizzatore del sogno di Welfare della Great Society kennediana. Ai tempi di Johnson i ruoli dei laboratori politici americani erano rovesciati: la California esprimeva Richard Nixon e Ronald Reagan, mentre il Texas era un ricco bacino elettorale per il partito democratico.
Tornerà ad esserlo, garantiscono i demografici, guardando queste cifre: gli immigrati ispanici sono già oggi 25 milioni, e continueranno a crescere sia per effetto dei nuovi arrivi che della natalità superiore alla media. Gli immigrati, come si è visto nella rielezione di Barack Obama, sono schierati con i democratici. Dopo Mexifornia avremo Texico: un altro Stato Usa riconquistato dal vicino del Sud che ne fu il padrone. Ma le proiezioni demografiche non fanno i conti con la bassa partecipazione politica degli immigrati ispanici: 2 milioni non sono neppure iscritti alle liste degli elettori, 1,3 milioni ha disertato le urne. Di qui a farne la piattaforma per la rivincita elettorale dei democratici, ci vorrà del tempo. Pochi considerano realistico che il Texas abbia un governatore (governatrice) di sinistra già nel 2014. Ma il capo del partito democratico locale, Kirk Watson, invita i suoi ad avere fiducia, anche dopo la grave sconfitta sull’aborto: «Nulla ha mai fermato un gruppo di cittadini legati agli ideali della democrazia e della libertà, decisi a combattere per i propri diritti. Questo è il Texas, baby. Non dimenticate la battaglia di Fort Alamo».

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