Scelta civica si spacca Monti «avvisa» Olivero per quell’asse con l’Udc
ROMA — Scelta civica arriva a un bivio e Mario Monti decide di fare chiarezza: questa sera alle 21 è convocata una riunione con all’ordine del giorno la nomina del presidente (l’ex premier stesso) e del coordinatore (Andrea Olivero). Un’accelerazione che nasconde una forte irritazione contro quest’ultimo, reo di avere partecipato insieme a Lorenzo Dellai al convegno della scorsa settimana, dedicato al popolarismo. Presenza interpretata da Monti non come una normale partecipazione amichevole a un convegno, ma come un gesto politico, che ammiccherebbe eccessivamente alle posizioni dell’Udc e a una direzione politica evidentemente non gradita.
Monti viene descritto come molto irritato per la mossa di Olivero: «Quello era un convegno dell’Udc — dice ai suoi l’ex premier —. E se Olivero fosse stato un semplice parlamentare non sarebbe stato un problema, ma è il coordinatore di Scelta civica. Andare lì vuol dire mettere in discussione la nostra linea fondativa, che è quella di unire le due anime».
La traduzione off the record di molti è questa: Pier Ferdinando Casini ha bruciato sul tempo Monti, lanciando l’idea di un nuovo partito popolare, che confluirà nel Ppe. Ipotesi resa ancora più concreta dal nuovo nome della festa di Chianciano, che si terrà a settembre: per la prima volta non sarà più la festa dell’Amicizia o dell’Udc ma si chiamerà «Festa popolare» o «Prima festa popolare», come ha proposto Ferdinando Adornato.
Non che l’ex premier sia favorevole all’entrata nell’Alde, il gruppo europeo dei liberaldemocratici. Semplicemente ritiene «prematura» la scelta e aspettava il momento giusto per conciliare le due anime del suo partito. L’accelerazione di Casini lo ha colto di sorpresa e rischia di indebolirne l’immagine, non più paragonabile ai tempi d’oro della premiership. Ma l’appiattimento sui «neo popolari», come vengono chiamati gli esponenti dell’Udc ma anche degli altri cattolici di Scelta civica, a cominciare dalla comunità di Sant’Egidio, non piace a tutti. Sono in diversi a preferire l’approdo nell’Alde, soprattutto tra gli esponenti di Italia Futura. Perché entrare nel Ppe vorrebbe dire entrare nello stesso gruppo del Pdl di Silvio Berlusconi e ipotecare, sia pure simbolicamente, una possibile alleanza con il centrodestra anche alle Politiche nazionali. Alleanza che non piace all’ala liberale del partito e che rappresenta il vero snodo da affrontare.
Quello che è certo è che Scelta civica è divisa in molti rivoli e la sfida si gioca anche sui personalismi. Casini ieri ha replicato a Monti: «Olivero ha partecipato ad un incontro dove io ero spettatore, non è un reato, non siamo agli anni 40. Rispetto Monti e i problemi di Scelta civica non mi riguardano, ma credo che con l’Udc possa essere parte di un disegno più alto e che l’approdo sia il Ppe, che non significa l’alleanza con Berlusconi».
Stasera non è detto che si vada davvero al voto sulle cariche. Monti chiede a Olivero un chiarimento politico: solo se non ci fosse, nella forma di una retromarcia o di un cambio di direzione, ci sarebbe la richiesta di un passo indietro. E non è escluso che, se fosse messo in minoranza, il passo indietro lo faccia lo stesso Monti. Molto più probabilmente, però, il dibattito vero e proprio, e quindi lo show down, verrà rinviato a settembre. Olivero replica, un po’ piccato per le accuse, anche se ribadisce «assoluta lealtà» a Monti: «È ridicolo che si riduca tutto a un confronto tra me e lui. Se mi chiede di dimettermi, lo faccio: a patto, però, che ci sia un confronto politico vero».
Alessandro Trocino
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