«Condanna da confermare, ma va ridotta l’interdizione»
ROMA — Silvio Berlusconi è «l’ideatore del meccanismo delle frodi fiscali» al centro del processo Mediaset. È il passaggio più significativo della requisitoria del sostituto procuratore generale Antonio Mura, secondo il quale «è stato perdurante il controllo» del leader del centrodestra sull’azienda. Per questi motivi, il magistrato ha chiesto alla sezione feriale della Cassazione di confermare la condanna a quattro anni di reclusione (tre coperti da indulto) per Berlusconi, pur sollecitando la Suprema Corte a «ricondurre la sanzione accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici ai termini di legge», abbassandola a tre anni.
Ad avviso del pg, la sentenza della Corte di Appello di Milano non dà spiegazioni sulla scelta dell’applicazione della stessa per cinque anni, dal momento che c’è una legge che consentirebbe l’interdizione da uno a tre anni. Anche l’avvocato dello Stato Gabriella Vanadio, in rappresentanza dell’Agenzia delle entrate (che si è costituita parte civile), ha chiesto il rigetto dei ricorsi. Deluso (e polemico) uno dei difensori di Berlusconi, Franco Coppi: «Il calcolo dell’interdizione è stato un errore palese dei giudici di Milano. Per il resto, rimango ammirato dallo sforzo del pg di difendere una sentenza che è indifendibile».
L’udienza è iniziata con la relazione del consigliere Amedeo Franco: in due ore e mezzo ha ricostruito la vicenda. Poi, dopo una breve interruzione, è iniziata la requisitoria di Mura, che ha sollecitato la conferma delle condanne pure per gli altri tre imputati: tre anni e otto mesi di carcere per l’ex manager di Mediaset Daniele Lorenzano, tre anni per il produttore cinematografico Frank Agrama e un anno e due mesi per l’ex manager di Mediaset Gabriella Galetto. Anche per Lorenzano il pg ha chiesto alla Cassazione di rivedere al ribasso l’interdizione. «Questo è un processo carico di aspettative e che suscita passioni ed emozioni esterne che sono manifestazione del libero dibattito e della vita democratica, ma aspettative e passioni devono rimanere confinate fuori dallo spazio dell’Aula giudiziaria», ha esordito Mura. «Il mio compito – ha aggiunto – sarà svolto con imparzialità, in termini coincidenti con la giurisprudenza della Corte».
Il magistrato si è poi soffermato sui passaggi principali e più contestati dei precedenti dibattimenti, con una premessa: «La mia requisitoria cercherà di evitare i “colori ad effetto” e si focalizzerà sulle verifiche di legittimità sul processo Mediaset e sul rispetto delle regole e del principio della legalità probatoria. La Procura generale sarà imparziale e non si farà condizionare da pressioni esterne». Quelle sul legittimo impedimento di Berlusconi a partecipare ad alcune udienze del processo Mediaset sono «censure tecnicamente infondate e non ammissibili in questa sede», ha osservato, ricordando le motivazioni legate alle istanze di legittimo impedimento: «Impegni elettorali, un Consiglio dei ministri, un incontro con il primo ministro di Macedonia, motivi di salute legati ad una patologia oculare».
E ancora: «Il processo Mediaset è stato celebrato secondo le regole di legge e non presenta vizi procedurali». Per Mura, inoltre, «nel meccanismo di fatturazioni fittizie si rileva una continuità del sistema, che aveva il duplice obiettivo di gonfiare i costi per benefici fiscali e produrre pagamenti per la costituzione all’estero di ingenti capitali». Inoltre, «la difesa di Berlusconi non dimostra come la mancata assunzione delle dichiarazioni di Agrama abbia una ricaduta negativa sulla sua posizione processuale».
Si prosegue oggi, con le arringhe dei difensori. La sentenza, tra stasera e domani.
Flavio Haver
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