Kyenge, un nuovo caso Consiglieri leghisti «snobbano» il ministro

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CANTÙ (Como) — Al mattino la scoperta che un altro esponente leghista aveva accostato il ministro a una scimmia, alla sera lo sgarbo di due esponenti sempre del Carroccio che abbandonano l’aula del consiglio comunale di Cantù non appena il medesimo ministro vi mette piede: è stata un’altra giornata complicata per Cécile Kyenge, di nuovo bersaglio di insulti e gesti di insofferenza da parte di rappresentanti della Lega Nord. Lei anche stavolta non si scompone e ai cronisti che le domandano se di fronte a tanta ripetuta ostilità ha mai meditato di abbandonare l’incarico replica decisa: «Non ci ho mai pensato nemmeno un attimo».

La protesta più plateale è esplosa a Cantù, dove Cécile Kyenge era attesa prima per un intervento in consiglio comunale, poi alla festa del Pd per un confronto sui temi dell’integrazione con il sindaco di Varese Attilio Fontana, anch’egli leghista. Quando l’esponente del governo varca la soglia della sala, i due consiglieri del Carroccio Edgardo Arosio e Alessandro Brianza abbandonano le loro sedie, imitati da Giorgio Masocco, esponente di una lista civica ma fuoriuscito «lumbard».

Il gesto dei tre viene ammantato da ragioni politiche e istituzionali e, anzi, sono loro a calarsi nei panni degli offesi. «La presenza del ministro è stata una prevaricazione — attacca Arosio, che è stato anche sindaco di Cantù e segretario provinciale del movimento — perché era in corso una seduta del consiglio comunale su temi concreti per i cittadini. Interromperla ha significato mancanza di rispetto verso l’istituzione». «Non abbiamo nulla contro la Kyenge — si giustifica Alessandro Brianza — ma questa visita si è risolta in un comizio, perché a noi consiglieri non è stata data la facoltà di replicare». Più piatto e diretto il terzo contestatore, Giorgio Masocco: «Questa è un ministro del nulla e non mi rappresenta». Che poi ironizza a suo modo: «Le avessero tirato una noce di cocco si sarebbe fatta male, ma una banana…».

Cécile Kyenge, a parte questo fuori programma (ma quanto, ormai?) ha potuto intervenire senza problemi: «Siamo di fronte a una crisi che colpisce tutti, italiani e immigrati — ha detto — ed è inutile scatenare guerre tra poveri». Per poi rilanciare sullo ius soli: «Abbiamo un milione di giovani stranieri in Italia che presto non avranno una identità definita. Dobbiamo pensare a un’Italia multiculturale». E a proposito delle contestazione e degli insulti con cui deve fare i conti ha ribadito: «Non è un problema mio, è la manifestazione di un disagio che va comunque ascoltato».

Il ministro dalla pelle scura continua a essere l’elemento scatenante della rabbia leghista. Ieri, prima della visita a Cantù, ecco emergere l’ennesimo caso, ancora in Veneto: sulla pagina Facebook di Andrea Draghi, assessore in quota Carroccio del comune di Montagnana (Padova), compare una foto del ministro sovrastata dallo slogan pubblicitario del Crodino solitamente pronunciato da uno scimpanzè. A denunciare l’episodio è la deputata del Pd Giulia Narduolo: «È un’offesa dovuta più alla stupidità di certe persone che al colore di pelle della Kyenge». A Verona è invece dovuta intervenire la Digos dopo che un altro esponente leghista, in vista dell’arrivo dell’indesiderata ospite, aveva postato su Facebook di essere «pronto ad accogliere il ministro con le armi».

Il finale di giornata è all’insegna del fair play: alla festa del Pd di Cantù il dibattito si apre con una stretta di mano tra il ministro e Fontana: si è trattato del primo confronto pubblico tra la responsabile delle politiche di integrazione e un esponente del partito che la contesta. Ma Fontana si è tenuto alla larga da altri incidenti istituzionali e anzi è sembrato voler prendere le distanze dai contestatori «Un recente studio — ha esordito nel suo intervento — ha detto che le regioni del Nord sono le più accoglienti nei confronti degli immigrati. Temo si stia dando troppa enfasi alle stupidaggini di pochi».

Anna Campaniello
Claudio Del Frate


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