Francesco e la «rivoluzione della tenerezza»

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La prima uscita nel mondo ha fornito a papa Francesco la ribalta per una chiamata epocale della sua Chiesa a scuotersi di dosso il complesso della crisi e la tentazione — come ha detto — di «mettersi in coda alla storia». Con la parola e con l’esempio ha indicato come essa potrebbe, e dovrebbe, riprendere la sua «uscita per le strade», nelle «notti» in cui va smarrendosi l’umanità, protesa a raggiungere «ogni uomo».
Ora il Pontificato del Papa argentino è pienamente dispiegato, in parole e opere, almeno nell’intenzione: ci è chiaro, infine, che cosa si prefigga il Papa delle periferie che stimola la sua Chiesa a liberarsi da regole e linguaggi «autoreferenziali», per attuare un rilancio missionario che le permetta di tornare — da protagonista — al centro della storia come in ogni periferia geografica e umana.
Lungo l’intera settimana, che ha vissuto con la sicurezza di un protagonista mondiale, in una Rio percorsa da ondate giovanili, Francesco ha avuto occasione di formulare proposte audaci, stimolando gli uditori a grandi sogni che nessuno più riteneva possibile formulare nell’attuale crisi dell’economia che priva il mondo giovanile del lavoro e nell’attuale caduta dei modelli di comportamento.
Da autentico Papa dei poveri e dei giovani Francesco è arrivato a dichiarare la sua simpatia per i ragazzi che «in tante parti del mondo e anche qui in Brasile sono usciti in strada per esprimere il desiderio di una società più giusta». Egli vorrebbe che anche la sua Chiesa uscisse con loro e affermasse lo stesso anelito: «Voglio che la Chiesa esca sulle strade», ha detto come formulando una parola d’ordine. Perché «la realtà può cambiare, l’uomo può cambiare».
C’è dell’utopia in questo slancio. C’è fors’anche la generosa illusione di un uomo chiamato improvvisamente a parlare a nome di una comunità cattolica che è sì, ancora, la più vasta associazione di uomini sulla Terra, ma la cui capacità di azione concertata è molto limitata e anche contraddittoria, spesso rivolta all’indietro più che in avanti, come si è visto lungo l’epoca moderna di fronte alle sfide affrontate dall’insieme dell’umanità.
Francesco chiama al riscatto ma conosce quei limiti. Anche in questi giorni ha parlato, con le parole spregiudicate che gli vengono facili alla bocca, del «boomerang del lamento» e dei cristiani «inamidati» o «di facciata», e di quelli «pessimisti» che tendono a presentarsi «con la faccia del lutto perpetuo».
Ma insieme al vento dell’utopia — che non può essere alieno da chi ha scelto di chiamarsi Francesco — c’è nella parola del Papa argentino anche il segno di un radicamento creativo nella fede di cui ora si fa missionario alla dimensione del mondo. Nelle giornate brasiliane è arrivato addirittura a formulare una nuova definizione del cristianesimo: parlando a una rappresentanza continentale dei vescovi latino-americani, l’ha qualificato come «rivoluzione della tenerezza provocata dall’incarnazione del Verbo».
Avvertiremmo qualcosa di smodato, d’inattendibile, in tali parole se il Papa della misericordia, della semplicità, dell’incontro e dell’abbraccio — sono parole che ha agitato come bandiere nei discorsi — non ne avesse data una dimostrazione efficace, sotto la pioggia e nel tumulto, assediato in auto dalla folla oppure ospite in una baracca.
Baciando disabili e abbracciando giovani detenuti, accarezzando la bambina anencefala che gli è stata presentata all’Offertorio della Messa di ieri, prendendo in braccio i bambini della favela che ha visitato nei giorni scorsi, lasciandosi abbracciare dagli ex tossici che aveva visto poco prima, egli ha dato una visibile e tangibile attestazione di che Chiesa avremmo se essa riscoprisse — come sarebbe suo dovere, ha detto e ripetuto — le «viscere materne della misericordia».
Ci sarà questa riscoperta? L’antica Chiesa di Roma riuscirà a sciogliere le proprie giunture e a porsi come «facilitatrice della fede» invece che come suo «controllore»? L’occasione le è offerta anche se sembra arduo immaginare che riesca a coglierla con la prontezza di riflessi che sarebbe necessaria.


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