Pechino concede spiragli di libertà nella muraglia di censura Web

Loading

Secondo quanto ha anticipato uno degli amministratori locali alla stampa, si starebbero «valutando suggerimenti» per consentire l’accesso a siti web vietati in tutto il resto del Paese (Hong Kong e Macao escluse, che godono di libertà speciali). Sarebbe dunque possibile connettersi a Facebook, Twitter, YouTube e altri. Qualcosa di simile era stato concesso a Pechino in occasione delle Olimpiadi 2008 e a Shanghai per l’Expo 2010. Per il resto, le autorità di Pechino giustificano la necessità della censura in nome dell’ordine sociale.
Il progetto pilota di Zhuhai, sempre che sia messo in atto, non viene concepito per amore della libertà d’espressione o perché il potere centrale abbia cessato di temere i social network. Tutto questo accade perché, sempre secondo le parole del vicedirettore del comitato amministrativo di Hengqin, i suggerimenti accolti provengono da «imprenditori stranieri che vorrebbero investire nella zona, vedendo a quali tipi di siti web vorrebbero accedere abitualmente». Una «lista nera dei siti più sensibili», in ogni caso, sarebbe mantenuta.
Ecco, dunque, che il caso Zhuhai mostra come anche alle stesse autorità di Pechino comincino a manifestarsi i controsensi della censura. Non è solo una aggressione alla libertà d’espressione e d’informazione e un ostacolo al dibattito pubblico (dibattito che, tuttavia, all’interno delle restrizioni cinesi riesce a svilupparsi proprio con i social media nazionali). La censura è anche un intralcio alla libertà di impresa, uno strumento protezionista. Per via contraria, l’esperimento di Zhuhai afferma questo. Con l’ovvio corollario caro ai critici della Cina: che libertà di parola (e dunque di web) e libertà di impresa sono interdipendenti.
Marco Del Corona


Related Articles

«L’Ue sapeva dell’aumento dei morti senza Mare nostrum»

Loading

Migranti. Uno studio dell’università inglese Goldsmith denuncia: «Frontex avvertì che la fine di Mare nostrum avrebbe aumentato il numero dei naufragi, ma i leader europei decisero ugualmente di sostituirla con Triton»

La Francia e lo stato d’emergenza. Schengen in difficoltà

Loading

La Francia vuole mantenere i controlli alle frontiere per poter uscire dallo stato d’emergenza

La Waterloo morale ai confini, così gli Stati inseguono la sovranità perduta

Loading

Da un lato si chiede alla Grecia il rispetto dei trattati, dall’altro uno dei membri fondatori dell’Unione ne calpesta le regole sotto la pressione dell’estrema destra
Ma lo scopo è quello di occultare la crisi di un modello

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment