Prelievo sulle «pensioni d’oro» lo Stato restituisce 20 milioni

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ROMA — I pensionati con assegno superiore a 90 mila euro l’anno avranno indietro i soldi prelevati sotto forma di contributo di solidarietà. Per ora solo quelli trattenuti da gennaio a luglio del 2013. Per quelli da agosto 2011, quando il prelievo sulle pensioni d’oro entrò in vigore, a dicembre 2012 bisognerà aspettare ulteriori decisioni. Ieri infatti l’Inps ha comunicato le prime decisioni prese in seguito alla sentenza della Consulta che lo scorso giugno ha dichiarato incostituzionale il contributo di solidarietà. Il prelievo è già stato tolto dalla pensione di luglio per i pensionati del pubblico impiego (ex Inpdap) e per quelli dello sport e dello spettacolo (ex Enpals) e lo sarà da agosto per i pensionati Inps. La restituzione delle trattenute 2013, spiega l’istituto, è già avvenuta con il pagamento del 10 luglio per le pensioni dello sport e spettacolo; per le pensioni pubbliche e per quelle Inps ci sarà invece con l’assegno di agosto. In tutto, il contributo di solidarietà vale circa 40 milioni di euro all’anno (20 per i primi sei mesi) e interessa, secondo le stime, fra i 33 mila e i 40 mila pensionati.

Fu introdotto nell’estate del 2011 dal governo Berlusconi e poi rafforzato dall’esecutivo Monti: 5% per la parte eccedente i 90 mila euro, 10% oltre i 150 mila e 15% sopra i 200 mila. Doveva durare dal primo agosto 2011 al 31 dicembre 2014, e pur trattandosi di una misura simbolica fu presentata sotto il segno dell’equità, per chiedere appunto un contributo al risanamento dei conti pubblici da parte dei più ricchi nel momento in cui si chiedevano sacrifici impopolari. Ma la Corte Costituzionale ha dichiarato il «contributo di perequazione», questo il nome ufficiale, illegittimo, equiparandolo a un prelievo fiscale che, in quanto tale, non può essere imposto a una sola categoria di contribuenti, i pensionati appunto, discriminandoli così rispetto, per esempio, ai lavoratori con redditi analoghi.

La notizia della restituzione del contributo trattenuto nel 2013 ha riacceso le polemiche che già erano divampate a giugno in occasione della sentenza della Consulta. Tra i primi a reagire il sindacato pensionati della Cgil. «È davvero impressionante la solerzia con cui in questo Paese ci si affretta a restituire i soldi ai ricchi — dice il segretario generale Carla Cantone — mentre si dice sempre che mancano le risorse per aiutare le persone più in difficoltà, come i lavoratori in cassa integrazione, i pensionati con un reddito medio-basso e i giovani che non hanno un’occupazione. La sentenza continua a non convincerci, anche perché non è stato utilizzato lo stesso metro di giudizio quando è stata bloccata la rivalutazione delle pensioni sopra i 1.200 euro per ben due anni». La Lega Nord chiede, col capogruppo al Senato Massimo Bitonci, all’Inps di non restituire le trattenute e al governo di «imporre un tetto massimo di 5 mila euro alle pensioni». Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, definisce una «vergogna» la restituzione del contributo. E di «beffa» parla il sindacato pensionati dell’Ugl.

Al di là delle polemiche, la sentenza della Corte Costituzionale e la sua inevitabile applicazione da parte dell’Inps avranno come conseguenza quella di scoraggiare il governo a ricorrere in futuro a nuovi contributi di solidarietà sulle pensioni d’oro. Non a caso i tecnici, anche all’interno dello stesso esecutivo, non ipotizzano più misure del genere, ma lavorano a soluzioni diverse, come per esempio forme di ricalcolo delle pensioni più ricche per verificare se siano rispondenti ai contributi versati oppure, più semplicemente, di nuovo il blocco dell’adeguamento al costo della vita, misura che la Consulta finora non ha bocciato.

Enrico Marro


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