by Sergio Segio | 26 Luglio 2013 6:17
Lì si andava anche oltre spiegando che «bollare come “ladri” gli evasori è una generalizzazione, astrattamente condivisibile, ma sbagliata sul piano etico e perdente sul piano politico, perché mette insieme l’artigiano o il commerciante stressato da 14 ore di lavoro al giorno, costretto all’evasione per rimanere o, almeno, illudersi di essere nelle ultime file delle classi medie e l’imprenditore con yacht e case per le vacanze sparse per l’Italia, evasore per profondo egoismo sociale».
E per capire che non si trattava di un’uscita isolata, basta fare un passo indietro per ritrovare le stesse parole in un’intervista rilasciata a Il Foglio, il 29 aprile dello stesso anno, quando l’allora responsabile economico del Pd, di fede bersaniana (ma anche discepolo di Vincenzo Visco, provenendo dal pensatoio del Nens, di cui è stato direttore scientifico) chiarì che «la riduzione del carico fiscale è una priorità non più solo in favore dei lavoratori, ma anche per professionisti, artigiani, commercianti e imprenditori».
In quell’occasione si spinse fino a rinnegare il suo «maestro» Visco, mandando in soffitta gli studi di settore, «uno strumento — ebbe a dire — che è sinonimo di un insostenibile carico fiscale e contributivo per una parte consistente della platea di lavoratori autonomi, e di giovani professionisti, e per questo andrebbe rapidamente abolito».
Visco replicò seccamente durante una lectio magistralis nella storica sezione di partito di via dei Giubbonari a Roma, affermando che «c’è nel Pd chi protegge gli evasori». Commentando l’intervista a Il Foglio , in cui si lanciava anche la proposta di un’aliquota fissa al 20% per tutte le rendite, il direttore di Europa , Stefano Menichini, scrisse che «la sorpresa è che il responsabile economico di Bersani recupera sui temi fiscali il nucleo più dirompente del famoso discorso veltroniano del Lingotto, quel discorso che nel team ora alla guida del partito è considerato più o meno l’origine di tutti i mali».
Ieri Fassina non ha ripreso per sua iniziativa il tema della «sopravvivenza fiscale» ma vi è stato portato da una domanda del moderatore, che ha voluto ringraziare per aver citato un’espressione da lui già adoperata in libri e articoli. L’uscita del viceministro non è stata accolta da un applauso della platea di Confcommercio, forse incredula di sentire pronunciare quelle parole da un uomo del Pd, o forse attente alla premessa che Fassina ha fatto: «In Italia senza voler strizzare l’occhio a nessuno e senza ambiguità sulla necessità di combattere l’evasione fiscale, ecc ecc». Premessa che Fassina ha ricordato quando, nel pomeriggio, ha dovuto difendersi, chiarendo che «non c’è stato bisogno di nessun chiarimento con Letta. Sono cose che ho sempre detto».
Decontestualizzata, la sua frase ha impazzato su Twitter per tutta la giornata andando a impattare a destra e a sinistra. Non devono essere piaciuti al viceministro né il rimprovero del segretario della Cgil, Susanna Camusso (Fassina è sempre stato in prima linea nelle manifestazioni sindacali), né l’esultanza del capogruppo del Pdl, Renato Brunetta: «Mi pare di sentire quel Berlusconi che i compagni del suo partito azzannavano come complice degli evasori. Benvenuto nel Popolo della libertà. Ora mi auguro che perseveri».
«Se Fassina sull’evasione fiscale la pensa come Berlusconi siamo all’allarme rosso» è intervenuta Linda Lanzillotta (Scelta civica), vicepresidente del Senato, che ha aggiunto: «Invece di giustificare gli evasori Fassina, in attesa di ridurre le tasse, potrebbe intanto almeno semplificare la vita dei contribuenti che è una delle ragioni della loro esasperazione». Da Milano il governatore lombardo Roberto Maroni (Lega) ha fatto osservare che «quello che ha detto Fassina contrasta con le dichiarazioni di Letta. Uno dei due dovrebbe essere rimosso». A prendere le difese di Fassina su Twitter, i compagni di partito Roberto Cuillo («Stefano ha detto una cosa di assoluto buon senso. Dove sta lo scandalo?»), Davide Zoggia («No linciaggi a Stefano, serietà, competenza e moralità. Si misura tutti i giorni con la vita delle persone e delle aziende»), Marianna Madia («Fassina ha ragione e ha avuto il coraggio della verità»).
La rivista Lef-Fisco equo, vicina a Vincenzo Visco, commenta: « In Italia più che gli evasori per necessità ci sono i tartassati che non possono sottrarsi perché le imposte vengono prelevate loro alla fonte. Un consiglio a Fassina: proponga di sospendere le trattenute ai dipendenti che non arrivano alla fine del mese. Per necessità».
Antonella Baccaro
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