Bonino passa all’attacco: autorità kazake intrusive

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ROMA — Continua a produrre scintille tra Italia e Kazakistan, il caso di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente Mukhtar Ablyazov, espulsa dalle nostre autorità il 31 maggio scorso e deportata insieme alla figlia Alua di 9 anni nella Repubblica dell’Asia Centrale.

Al ministro degli Esteri Emma Bonino, che nell’audizione di ieri al Senato ha definito «intrusivo e inaccettabile» il comportamento dell’ambasciatore kazako Andrian Yelemessov, ha risposto indirettamente il vice-premier di Astana, Yerbol Orynbayev, in una conferenza stampa a Bruxelles.

«Valuteremo tempestivamente le misure da adottare nei confronti dell’ambasciatore», ha detto la titolare della Farnesina, precisando che al momento l’ipotesi dell’espulsione non è sul tavolo, anche per evitare misure di controreazione che indebolirebbero la nostra presenza ad Astana. «Aspettiamo la decisione ufficiale, se viene espulso reagiremo», ha dichiarato di rimando Orynbayev. Il quale ha riproposto lo scenario del ritorno in Italia della signora Shalabayeva e della figlia, a condizione che il nostro Paese fornisca «garanzie collaterali», cioè l’assicurazione che la donna torni in Kazakistan nel caso venga chiamata a testimoniare in un processo. Ma Orynbayev ha confermato anche tutta l’ambiguità della posizione kazaka, ricordando che Shalabayeva in Italia ha presentato un passaporto falso, «rischia 4 anni di prigione» e ciò «pone in dubbio il suo ritorno». La circostanza del passaporto (della Repubblica Centrafricana) falso è stata confermata dall’Interpol, ma smentita dall’avvocato della donna.

Davanti alla Commissione per i diritti umani di Palazzo Madama, Emma Bonino si è prodotta in un’appassionata rivendicazione della correttezza del proprio comportamento nel corso dell’intera vicenda. Convincente soprattutto nella parte dedicata alle lezioni da trarre per il futuro, a tratti emotiva e personale, il ministro degli Esteri è tuttavia apparsa spesso sulla difensiva nella ricostruzione degli avvenimenti, dominata dalla preoccupazione di conciliare l’etica delle convinzioni e quella delle responsabilità, ossia la fedeltà alla propria storia e la lealtà alla coalizione di governo.

«Offro il mio contributo sulla mia posizione e sulle azioni intraprese dalla Farnesina — ha esordito Bonino, — con la serenità di chi non ha lesinato alcuno sforzo e con la sensibilità di chi, per passione e attività politica, ha fatto della tutela dei diritti umani la ragione di un’intera esistenza».

Il nocciolo della ricostruzione è quello di essere stata tenuta all’oscuro dal ministero dell’Interno e poi, messa in allarme da esponenti della società civile, informata in modo evasivo e parziale. Ma dal 2 giugno, quando alla parata sui Fori Imperiali chiese chiarimenti al collega Angelino Alfano, Bonino ha detto di aver lavorato incessantemente «per tutelare al meglio i diritti della signora Shalabayeva, e di sua figlia, sensibilizzare il governo italiano e raccogliere tutte le informazioni del caso, avviare tutti i necessari contatti esterni».

Non sono mancate frecciate nell’esposizione del ministro, che ha definito «scarne» le prime ricostruzioni del Viminale. Citando poi altri episodi recenti, come il caso Datagate, il sorvolo del presidente boliviano Morales o il fermo a Panama dell’ex agente della Cia Seldon Lady coinvolto nel sequestro di Abu Omar, Bonino ha lamentato che si sia «configurata anche agli occhi dei media un’ingiustificata responsabilità oggettiva della Farnesina, nonostante fosse del tutto estranea alla gestione e perfino all’informazione sulle prime e decisive fasi di quegli episodi».

Da questo, il ministro ha tratto la lezione di «un nuovo e più efficace raccordo delle altre Amministrazioni con il ministero degli Esteri», esigenza, così la Bonino in Senato, «condivisa in pieno» dal presidente del Consiglio Letta.

I prossimi passi devono andare in direzione della tutela della signora Shalabayeva e della figlia: una priorità assoluta che il capo della diplomazia sente «come un obbligo morale prima che politico». Sul piano personale, Emma Bonino ha ammesso di aver «vissuto con grandissima amarezza gli attacchi di questi giorni». Consapevole di veder messa in gioco la propria credibilità, «unico patrimonio che ho», il ministro ha promesso che «ci sarà modo per restaurarla»: dal 31 maggio «su questa vicenda non ci ho dormito. I miei tormenti li ho avuti e continuerò ad averne».

Paolo Valentino


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