«Il carcere non sia obbligatorio per gli stupri di gruppo»

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Già nel 2010 la Consulta si era espressa in favore di misure alternative al carcere per gli stupratori e poi nel 2012 ci aveva pensato la Corte di cassazione a stabilire che per i violentatori del branco non si dovevano necessariamente aprire le porte del carcere.
Ieri la sentenza della Corte costituzionale, relatore il giudice Giorgio Lattanzi, ha stabilito che qualora emerga, in relazione al caso concreto, se le esigenze di custodia cautelare possono essere soddisfatte con altre misure il giudice può applicarle. Va da sé, la Consulta conferma la gravità del reato da considerare tra «i più odiosi e riprovevoli» del nostro codice, ma sostiene che «la più intensa lesione del bene della libertà sessuale non offre un fondamento giustificativo costituzionalmente valido al regime cautelare speciale previsto dalla norma censurata».
Non ha dubbi la Consulta: «la compressione della libertà personale deve essere contenuta entro i limiti minimi indispensabili a soddisfare le esigenze cautelari del caso concreto».
Una sentenza che ieri ha fatto sollevare, immediata, la voce di protesta di Luca Zaia, governatore della Regione Veneto: «La misura è colma. Questa sentenza della Corte costituzionale che arriva a dire no al cercare per la violenza sessuale di gruppo se il caso concreto consente di applicare misure alternative ha qualcosa di incredibile e scandaloso». È indignato Luca Zaia: «È inaccettabile — continua — perché così di fatto si declassa uno dei reati più indegni e odiosi e che suscita ribrezzo negli uomini per bene, figuriamoci nelle donne. Questa sentenza è il frutto malato di un Parlamento che non riesce a legiferare in modo severo e di una politica così distante dalle istanze dei cittadini da non saper più né considerare né rispondere al senso comune».


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