by Sergio Segio | 24 Luglio 2013 6:29
Il replay stavolta ha toni accesi perché, accusandolo di avere creato con «Il Megafono» un vero e proprio «partito parallelo», un gruppo di dirigenti dalla Sicilia chiede l’espulsione del governatore alla Commissione di garanzia riunita ieri sera a Roma sotto la guida di Luigi Berlinguer. Alla fine, l’organismo esclude l’espulsione limitandosi a un’ammonizione: in sostanza, i garanti hanno detto no alla nascita di partiti paralleli e hanno invitato il governatore ad abbassare i toni e a non denigrare il Pd e i suoi dirigenti. Prima della decisione, Crocetta dichiarava di non avere nulla da temere: «Oh, come sono spaventato! Mi considereranno un eretico? Ma io sono un eretico», commentava sprezzante in attesa di audizione, rilanciando con una sua autocandidatura alla segreteria nazionale del Pd.
Una provocazione echeggiata ieri all’ennesima conferenza stampa contro i colossali sprechi della Regione, affondando il tiro stavolta su 9 milioni di euro elargiti a 160 barellieri del 118 assunti senza lavorare e lasciati a casa con un «premio di produzione» di 900 euro a testa: «Il furto qui è ormai prassi». Una delle tante magagne scoperte con i suoi assessori che parlano di «rapine» al Turismo o alla Formazione dove fra gli enti fantasma figurano pure quelli guidati dalla moglie dell’ex segretario regionale del Pd, Francantonio Genovese, arrestata con la consorte dell’ex sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca (Pdl). Duro intanto l’attacco interno di Davide Faraone, il deputato più vicino a Matteo Renzi, che addita il governatore venuto da Gela come «un professionista dell’antimafia». E lui alza il tiro su una telefonata che non arriva: «Mi sarei aspettato un cenno da Epifani davanti a un attacco tanto vergognoso. Ma loro sono impegnati in questa lotta infinita tra correnti e probabilmente non piacciono coloro che vogliono guastare il gioco».
Felice Cavallaro
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