L’ora della verità per lo Ior venti 007 finanziari a caccia dei conti sospetti
CITTÀ DEL VATICANO. Lavorano lì i venti “inquisitori” della società americana di consulenza finanziaria Promontory incaricati di scandagliare, uno per uno, i conti attivi all’interno della stessa banca. Una “operazione trasparenza” dalla quale dipende il futuro di tutto lo Ior: aperto o chiuso, la scelta verterà su quanto Von Freyberg riuscirà a essere convincente soprattutto agli occhi del Papa, che da lontano osserva e attende. I venti “inquisitori” sono ragazzi giovani. Appena un intruso entra nella loro grande stanza spengono i computer. Nessuno, a parte loro, deve vedere. La privacy dei correntisti è garantita, ma la pulizia — dicono — sarà spietata.
Sono 5.200 le istituzioni che hanno uno o più conti aperti, 13.500 le persone fisiche. Appena una transazione sospetta viene rilevata, la notizia passa dagli “inquisitori” al nuovo Chief risk officer Antonio Montaresi. Questi riferisce a von Freyberg — ora relegato in una più modesta stanza — il quale, a sua volta, comunica con l’Autorità d’Infor-mazione Finanziaria. Un iter normale per un qualsiasi istituto bancario, un qualcosa di nuovo sotto il sole di una banca che per anni ha agito in altro modo. Von Freyberg sa che la Commissione d’inchiesta sullo Ior presieduta dal cardinale Raffaele Farina potrà nei prossimi mesi suggerire al Papa soluzioni sull’istituto anche drastiche, ma il suo compito è di lavorare indipendentemente dalle prospettive future, per far sì che lo Ior possa dirsi al più presto «trasparente » e allineato a quegli standard internazionali che le permetterebbero di scrollarsi di
dosso l’infame marchio di «banca off-shore». Von Freyberg ne ha parlato una sola volta col Papa, durante un incontro ufficiale. Per il resto, con Francesco egli ha avuto soltanto incontri casuali all’interno del «convitto» Santa Marta dove anch’egli alloggia durante i cinque giorni alla settimana che trascorre a Roma. Il Papa si informa sempre sulla salute della sua famiglia, ma non chiede mai lumi sul suo lavoro.
Gli “ispettori” si concedono poche pause. Con 1.500 conti visionati ogni mese, un report finale potrà essere redatto soltanto a fine anno. La soluzione di core banking usata dallo Ior dal 1996 non ammette l’uso di conti cifrati. E, infatti, il problema non sono eventuali conti anonimi, quanto quelli noti. È su questi che possono avvenire transazioni sospette. Tanto che la Promontory è anche sullo storico dei movimenti di ogni conto che sta lavorando. Seimila conti sono già stati chiusi nell’ultimo anno, ma — fanno sapere — «erano soltanto conti dormienti».
L’arresto di Nunzio Scarano, accusato assieme a un broker e a un agente dei servizi di aver cercato di fare rientrare illegalmente dalla Svizzera 20 milioni in contanti, non ha interrotto il lavoro degli “inquisitori”. Von Freyberg ha saputo dell’arresto soltanto dai giornali e ha reagito avviando un’indagine interna che ha rilevato quelle che lui stesso ha definito qualche giorno dopo ai membri del Cda dello Ior delle «evidenti mancanze» esistenti dentro la banca. Mancanze ataviche, che rilevano come diversi dipendenti si siano trovati spesso impossibilitati, a causa di un modo di fare divenuto abitudine fra alcuni monsignori, ad agire legalmente. Non a caso vi è chi sostiene che presto vi saranno altri «casi Scarano ». Ma questa volta von Freyberg intende arrivare prima della Procura di Roma. Ovvero essere lui a denunciare le illegalità all’Aif, la quale chiederà l’intervento del promotore di giustizia vaticano, l’avvocato Raffaele Coppola, che fornirà ogni informazione ai magistrati. La volontà di collaborazione con le autorità italiane, infatti, è reale e c’è chi non esclude che la possibile (si dice imminente) richiesta di rogatoria internazionale della stessa Procura per Scarano (una prima assoluta) sarebbe addirittura auspicata dallo stesso Coppola.
A fine giornata gli «ispettori” escono dal Torrione. Respirano a pieni polmoni dopo una giornata di clausura forzata. Sanno che il tempo stringe. A dicembre gli ispettori di Moneyval, l’organismo del Consiglio d’Europa che si occupa di anti riciclaggio, farà uscire un secondo “progress report” che farà il punto sul processo di adeguamento della Santa Sede alle raccomandazioni del Gafi necessario a ottenere la patente di “white list” dei paesi virtuosi. Von Freyberg per dicembre vuole completato lo screening sui conti e vuole che il sistema di vigilanza interno sia operativo. Sulla sua professionalità ha garantito la società di cacciatori di teste Spencer Stuart che l’ha reclutato lo scorso febbraio. E lui non vuole deludere. Se anche Moneyval giudicherà questo lavoro esaustivo, il Papa potrà scegliere con maggiore tranquillità il futuro di una banca la cui esistenza ancora oggi pesa sull’immagine complessiva della Chiesa.
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