Casaleggio: «Ci saranno rivolte senza una svolta economica Alleati dei democrat? Lascerei»
Dopo le interviste a Corriere della Sera e Wired , è il cofondatore del Movimento, Gianroberto Casaleggio, a occupare ancora la scena. «Penso che il Paese avrà nei prossimi mesi, non so quanti, uno shock economico — dice a Gianluigi Nuzzi che lo ha intervistato per la rassegna «Ponza d’autore» —. Uno shock che potrebbe portare a una ridefinizione della rappresentanza politica oppure a uno spostamento della politica da problemi politici a problemi di carattere sociale: disordini, rivolte». «Non una guerra civile», ma «situazioni difficilmente controllabili dal punto di vista dell’ordine pubblico».Casaleggio prefigura uno scenario a tinte fosche per l’Italia («Il Paese ha bisogno di una svolta che tarda a venire, mentre l’economia continua a peggiorare sensibilmente»). E per i partiti: «Sono una costruzione, un’organizzazione. Quindi come tutte le organizzazioni hanno un senso quando sono state create, ma nel tempo devono cambiare o si devono sostituire. Nessuna organizzazione è eterna». Il cofondatore dei Cinque Stelle auspica un ricambio generazionale e l’approdo alla democrazia diretta, sostiene che sia «necessaria una rivisitazione per migliorare la carta costituzionale», quella stessa Carta , che a suo avviso, «implicitamente» dichiara «che non possa esserci un secondo settennato» per un capo dello Stato. Il giudizio di Casaleggio su Giorgio Napolitano è secco: «Una persona molto disponibile ad ascoltarci», ma che ha come limiti «soprattutto l’età e poi il fatto che insieme a molte altre persone che oggi sono in politica è in politica da molti anni». Di fronte all’ipotesi di un governo con il Pd, il cofondatore annuncia: «Uscirei dal Movimento». Lo stratega boccia anche Matteo Renzi: «Rappresenta una corrente politica del partito democratico».
Ma il volto dei Cinque Stelle non è solo Casaleggio. Nelle ultime settimane i parlamentari hanno moltiplicato le loro presenze in giro per l’Italia, cercando il contatto con la base e con i militanti. Deputati e senatori hanno visitato, spesso in gruppi anche numerosi, luoghi-simbolo come L’Aquila, Taranto, la Val di Susa, Gela e Priolo (per il «No oil tour»), Cameri (per gli F35). Sabato prossimo saranno a Fabriano, nelle Marche, per il caso Indesit, e prende quota anche l’idea di una manifestazione a Roma lunedì 29 sempre sui caccia. Si tratta dei primi tasselli di una serie di progetti che coinvolgeranno sempre di più il territorio. Un’iniziativa che già nel nome, «Parlamento in Movimento», dà il senso di un ritorno alle origini, alla logica del radicamento da meet-up.
«Vogliamo dare una scossa. Abbiamo imparato i meccanismi dei palazzi romani e provato a incidere in Aula con gli strumenti ordinari — dicono nel Movimento —. Ora è il momento di tornare tra la gente e dare vita al tempo stesso anche ad azioni eclatanti». Intanto, però, all’orizzonte ci sono alcune pratiche interne da risolvere. Entro una settimana verranno rinnovate le cariche dei gruppi: vicepresidenti, segretario, tesoriere. Come per i capigruppo anche queste sono a rotazione trimestrale.
Emanuele Buzzi
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