I Paesi ricchi non finanziano più e l’Oms rischia di diventare privata
E nel momento in cui la crisi economico finanziaria si traduce in varie ricette di austerità e di riduzione dell’investimento nazionale sulla sanità, anche per l’Oms si sono via via chiusi i rubinetti dei finanziamenti pubblici provenienti dai Paesi membri più ricchi. Con scuse e alibi diversi a giustificazione di scelte etico politiche non proprio edificanti.
Così l’unica istituzione intergovernativa creata per conseguire il più alto livello di salute per la popolazione del pianeta è veramente a rischio sopravvivenza. Difficilmente, se continua a perdere la sua indipendenza dagli interessi privati, potrà ripetere battaglie e conseguire successi come nei decenni scorsi. La «Convenzione quadro sul controllo del tabacco» (2003), il «Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno» (1981), la «Lista dei farmaci essenziali» (1977), sono tutte azioni portate a compimento vincendo le resistenze di un settore privato sempre più pervasivo in tempi di globalizzazione. E con tante sfide politiche ancora aperte — come quelle sulla salute materno infantile, sulle malattie croniche, sui determinanti sociali della salute — che si possono vincere solo con un’indipendenza reale.
I rischi di un silenzioso, ma incontrastato, processo di privatizzazione dell’Oms sono stati analizzati nel 5° rapporto dell’Osservatorio italiano sulla salute globale (Oisg), che fa i conti in tasca all’Oms. Allo stato attuale, i contributi volontari — che si aggiungono a quelli regolari erogati dagli Stati membri — hanno raggiunto l’80% del bilancio totale dell’Oms e provengono per quasi la metà (46%) da aziende e donatori privati. Tra questi, la Bill&Melinda Gates Foundation che nel biennio 2010-2011 ha versato oltre 446 milioni di dollari, più di ogni altro contribuente dopo gli Stati Uniti. L’Oms sta così diventando un’organizzazione basata più sulle risorse che non sui risultati. Peccato, perché in tempi di crisi economica sono proprio le politiche pubbliche in campo sociosanitario a rappresentare il migliore investimento per la tenuta della società.
Mario Pappagallo
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