by Sergio Segio | 19 Luglio 2013 10:52
Il capogruppo del Movimento 5 stelle non si astiene dal criticare l’intero esecutivo, che, a suo avviso, andrebbe sfiduciato nella sua interezza. Rileva la presenza di Silvio Berlusconi e attacca[1]: “Ringrazio il senatore Berlusconi che ci onora della sua presenza per la seconda volta in questa Aula e ci fa capire chi sia a reggere questa maggioranza, insieme al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Finalmente si appalesa la verità agli occhi degli italiani”.
Ma il presidente del Senato Piero Grasso[2] gli vieta di citare Napolitano nell’aula del Senato. Morra continua: “Ieri è intervenuto in questo dibattito politico il capo dello Stato…”. Grasso lo interrompe: “Non sono ammessi riferimenti al capo dello Stato, lasciamolo fuori da quest’aula…”. Il senatore stellato prova a insistere: “Io faccio riferimenti a voce alta, se sbaglierò decideranno i cittadini…”. E Grasso ancora una volta: “Ma lei non può citarlo”.
Eppure non c’è nessun riferimento nel regolamento del Senato [3]sul fatto che il Quirinale non possa essere citato in Aula. Per di più, nel corso dello stesso dibattito Napolitano era stato già citato numerose volte, dai democratici Francesco Russo e Stefano Lepri ai pidiellini Giuseppe Esposito e Anna Maria Bernini, ma anche dal presidente del Consiglio Letta. Uscendo dall’Aula il capogruppo del Pd Luigi Zanda ha commentato perplesso: “Se la norma citata da Grasso esiste, l’ho violata anche io nel mio intervento”. Si scatena Beppe Grillo su Facebook: “Ssssst… non nominare il Quirinale invano!”, titola l’ex comico[4], riportando poi i virgolettati del diverbio.
Alla fine dell’intervento di Morra c’è spazio anche per un riferimento a Bettino Craxi, inaspettatamente citato come esempio positivo per la gestione del caso Sigonella, contrapposto al caos di quello Shalabayeva, e per una gaffe: Morra cita infatti “Salvatore Borsellino” invece che il giudice Paolo Borsellino, ucciso il 19 luglio 1992. Lapidario Grasso, che in mattinata aveva tenuto il discorso in ricordo del magistrato : “Noi siamo qui per ricordare Paolo Borsellino e non certo Salvatore, che non è ancora nelle condizioni di essere ricordato”.
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