QUEL MINISTRO NON PUÒ RESTARE AL SUO POSTO

by Sergio Segio | 19 Luglio 2013 8:10

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Vorremmo cioè che il governo Letta continuasse nell’opera intrapresa che riteniamo positiva nonostante le difficoltà che deve superare. Non vorremmo affatto una crisi di governo ma giudichiamo che in ogni caso il rischio vada affrontato perché un cedimento costerebbe l’implosione a breve scadenza di quel partito e quindi del perno della sinistra democratica italiana.
Personalmente – oltre a condividere pienamente queste valutazioni – penso che non sia nell’interesse politico di Berlusconi la prova di forza sul caso Alfano.
Conosco Berlusconi da quarant’anni. Siamo stati concorrenti quando era semplicemente un imprenditore televisivo. Amici mai, già allora troppe cose ci dividevano, interessi e valori; ma conoscenti sì, fino alla sua entrata in politica. Da allora non ci siamo mai più né visti né parlati. Ma ora, in quest’occasione, ritengo opportuno fargli presente che i suoi interessi (non parlo di quelli generali sui quali abbiamo opposte valutazioni) dovrebbero consigliargli di far ritirare Alfano dal governo e sostituirlo con altra persona di sua fiducia e più adatta a ricoprire gli incarichi governativi che gli spettano.
A Berlusconi, qualunque sia il vero giudizio che dà dell’attuale segretario del suo partito, di Alfano non importa nulla. Gli è servito e gli serve anche se i contrasti tra loro non sono mancati. Ma gli serve assai di più che il governo Letta resti in carica per tutto il tempo non certo breve necessario a portare il paese fuori dalla recessione. E gli serve, affinché questo avvenga, che il Pd non diventi ingestibile, come la presenza al governo di Alfano lo
renderà.
L’attuale ministro dell’Interno riaffermi pure la sua “innocenza” nel caso kazako; Letta dia per certa questa tesi e Berlusconi ancora di più, ma suggerisca al suo rappresentante di ritirarsi per ragioni di opportunità. Avvenne già in Italia un caso analogo quando il ministro per la Difesa, Vito Lattanzio, fu indotto dall’allora presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, a dimettersi per la fuga del massacratore nazista Kappler dal carcere in cui stava scontando la pena inflittagli da una sentenza definitiva. Il ministro era all’oscuro della trama che aveva reso possibile quella fuga, ma Andreotti, su consiglio di Ugo La Malfa, lo invitò pressantemente a dimettersi per evitare che il governo fosse messo in crisi da un suo importante alleato.
Questo dovrebbe fare oggi Berlusconi. Se lo facesse, una volta tanto i suoi interessi coinciderebbero con quelli del paese.

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