by Sergio Segio | 18 Luglio 2013 7:51
KIROV — Arrivato al giorno del giudizio, il nemico numero uno di Vladimir Putin ha per un attimo avuto la sensazione di vivere in democrazia. Con una decisione inattesa la speciale commissione elettorale ha ignorato tutte le obiezioni e i divieti che i suoi avversari invocavano e lo ha iscritto a partecipare alle elezioni dell’8 settembre per il sindaco di Mosca. Peccato che in quel momento Aleksej Navalnyj, 37 anni, avvocato, blogger anticorruzione e leader delle proteste di piazza contro il Cremlino, si trovasse già in stazione in attesa di cominciare un lungo viaggio in treno fino al tribunale di questa sperduta cittadina tra boschi e segherie dove oggi si deciderà il futuro, almeno per i prossimi anni, dell’opposizione civile russa. Otto ore per attraversare 900 chilometri di laghi e betulle e studiare il gran finale insieme alla moglie e al solito gruppetto di una cinquantina di fedelissimi volontari. Più gli agenti in borghese che lo seguono ovunque da mesi.
Il giovane giudice locale, famoso per non aver mai contraddetto in carriera una richiesta dell’accusa, emetterà stamattina la sentenza definitiva su uno strano processo che ha tutta l’aria di essere stato costruito a tavolino. Il pubblico ministero, che si aspetta di essere accontentato alla lettera, ha chiesto sei anni di carcere e precisato che Navalnyj «va incarcerato immediatamente per la sua alta pericolosità sociale ». Se così fosse ogni candidatura elettorale decadrebbe automaticamente. Navalnyj lo sa e lo scrive anche sul suo blog: «Mi condanneranno e mi arresteranno. La ammissione alle elezioni è solo propaganda. Tutto quadra. Loro mi lasciano candidare ma purtroppo io che sono colpevole mi elimino da solo».
Concordano in pessimismo anche i sostenitori che stanno arrivando con tutti i mezzi a Kirov. A giudicare dallo schieramento di poliziotti schierati in strada, se ne aspettano almeno duemila. Non vogliono lasciare solo il loro leader nel momento più difficile e intendono incoraggiarlo e applaudirlo in un corteo spontaneo dalla stazione di arrivo attraverso tutta la città fino alla porta del tribunale. Ma non c’è ottimismo: in pochi sperano in una soluzione positiva. Sanno che Navalnyj da tempo si prepara psicologicamente al carcere, e che ha distribuito compiti e istruzioni. Il sito RosPil che lo ha reso popolarissimo in tutto il Paese con la denuncia metodica e senza censure di tangenti, intrallazzi ed episodi di corruzione nella pubblica amministrazione continuerà a funzionare grazie al gruppo di giovani avvocati volontari che lavorano con Navalnyj e soprattutto grazie alle donazioni che si prevedono in forte aumento. «Se dovessero veramente arrestarlo oggi — dice Viktor, arrivato in auto con un viaggio omerico dalla lontana Kazan — arriveranno un sacco di soldi che saranno spesi bene per continuare la lotta contro il Partito dei ladri e dei truffatori ». Lo slogan coniato personalmente da Navalnyj che Putin ha sempre vissuto come un inaudito insulto personale. Oggi, forse, la vendetta.
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