Meno di mille euro al mese a metà dei pensionati Inps

by Sergio Segio | 17 Luglio 2013 8:00

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Nel 2012, calcola il rapporto Istat presentato ieri dal presidente Antonio Mastrapasqua, la spesa per ammortizzatori è stata per la precisione di 22,7 miliardi di euro e queste prestazioni di sostegno al reddito per chi rischia o ha perso il lavoro hanno interessato per periodi più o meno lunghi 3,2 milioni di persone. «Un vero e proprio welfare integrativo», che negli ultimi 4 anni «ha erogato più di 80 miliardi di euro in sussidi», commenta il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd). Ma per restare al cuore del welfare, il sistema previdenziale, la fotografia scattata dal Rapporto Inps è più o meno la solita: una marea di pensioni, 21,1 milioni, comprendendo anche quelle di natura assistenziale (849 mila pensioni sociali e 2,7 milioni di invalidità), distribuite a 15,9 milioni di cittadini (ci sono infatti alcuni milioni di persone che ricevono più di una prestazione) per una spesa complessiva di 261,3 miliardi di euro.

Tante pensioni ma di importo ridotto. Il 45,2% dei pensionati prende meno di mille euro al mese (il 14,3% meno di 500). Mediamente il pensionato riceve 1.269 euro al mese, ma con notevoli differenze tra pubblico e privato. I pensionati ex Inpdap (ora inglobato nell’Inps) cioè ex dipendenti pubblici prendono in media 1.725 euro al mese, quelli Inps 881. Poi ci sono gli ex Enpals (sport e spettacolo) che ricevono in media 1.175 euro.

L’incorporazione dell’Inpdap nel SuperInps ha mandato in rosso i conti dell’istituto nel 2012 per ben 9 miliardi di euro, come differenza tra 376,9 miliardi di entrate e 385,9 miliardi di uscite. Mastrapasqua comunque assicura: «Nessun rischio né per oggi né per domani. Le pensioni sono e saranno sempre e regolarmente pagate. Il sistema è in piena sicurezza». Una solidità, e su questo è d’accordo anche il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, assicurata dalle riforme che si sono succedute negli anni, compresa l’ultima dell’ex ministro Fornero. Ma non tutti sono tranquilli. L’esperto Giuliano Cazzola (Scelta civica) fa osservare che «la spesa pensionistica sul Pil ha raggiunto nel 2012 quasi il 16%», anche se ciò è dovuto alla diminuzione del Prodotto interno lordo e che, a causa della crisi, si stanno prosciugando gli attivi delle prestazioni temporanee, compresi gli ammortizzatori sociali, che in passato erano usati per riequilibrare il bilancio. Infine il buco dell’ex gestione Inpdap è cronico. E non va trascurato il fatto che sia i sindacati sia le imprese chiedono al governo di ammorbidire la riforma Fornero altrimenti non riescono a gestire le crisi d’azienda.

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