by Sergio Segio | 16 Luglio 2013 8:21
Prima ai giornali, ieri dal giudice: Luis Bárcenas, l’uomo che sostiene di avere tutti i numeri per affossare i vertici del Partito popolare, se non del governo spagnolo, sta meticolosamente illustrando la «contabilità B» che ha redatto e conservato nella sua carriera di tesoriere del partito, bruscamente interrotta dall’inchiesta giudiziaria sulla «trama Gürtel», una rete di corruzione che sta compromettendo le amministrazioni dei popolari dal 2009.
Ex senatore, 55 anni, uomo forte del partito conservatore fino a pochi mesi fa, in carcere a Madrid dal 27 giugno scorso, Bárcenas ha sciorinato al magistrato inquirente, Pablo Ruz, cifre, carte, sms che i due principali quotidiani spagnoli, El Pais e El Mundo , avevano in buona parte anticipato tra la fine di gennaio e domenica scorsa, in un crescendo di rivelazioni culminato ieri nell’esplosiva confessione al giudice: destinatari di 90 mila euro (45 mila a testa), in nero e in contanti, tra il 2009 e il 2010, furono addirittura il presidente del Pp, nonché dell’attuale governo, Mariano Rajoy, e la segretaria generale, Maria Dolores de Cospedal, che li ricevette, in tagli da 500 euro, nel suo ufficio. Ma i fuori busta ai dirigenti del partito erano prassi in vigore almeno dalla fine dalla seconda metà degli anni ’90, secondo Bárcenas, e Rajoy ne avrebbe beneficiato già negli anni in cui fu ministro dell’Interno del governo di José Maria Aznar.
«Menzogne, soltanto un cumulo di menzogne, falsità e calunnie», ha replicato Maria Dolores de Cospedal, annunciando querele e convocando una conferenza stampa poco dopo la diffusione delle prime indiscrezioni sull’andamento dell’interrogatorio, durato oltre quattro ore. «Uno Stato di diritto non cede al ricatto. Porterò a termine il mandato che mi è stato conferito dal popolo spagnolo», aveva detto in tarda mattinata Mariano Rajoy, comparendo davanti ai giornalisti riuniti alla Moncloa al termine di un incontro con il primo ministro polacco Donald Tusk. Nelle due domande concesse alla stampa spagnola, e accordate (tra forti contestazioni) soltanto al quotidiano Abc e all’agenzia Efe , è stato chiesto conto a Rajoy anche degli sms (pubblicati nei giorni scorsi da El Mundo ) che aveva scambiato almeno fino allo scorso marzo con Bárcenas, manifestandogli solidarietà a vicinanza, mentre già s’indagava su finanziamenti occulti al Pp: «Luis, capisco. Devi essere forte, ti chiamo domani. Un abbraccio». Sono la prova di aver resistito al ricatto, ha insistito il capo del governo. Ma restano imbarazzanti, considerato che, in primavera, le indagini avevano già localizzato conti in Svizzera, intestati a Bárcenas, per decine di milioni di euro e la notizia era uscita 48 ore prima su El Mundo .
Ieri però gli inquirenti volevano sapere da Bárcenas se erano scritti di suo pugno i documenti della contabilità parallela, pubblicati dai quotidiani, se ne aveva altri e se confermava i finanziamenti occulti ricevuti da imprese in cambio di appalti e destinati, almeno in parte, alla campagna elettorale del Pp, ben oltre i limiti stabiliti dalla legge. Bárcenas ha prodotto decine di carte e una pen-drive. E il Paese ne è stato informato in tempo reale.
Le notizie hanno cominciato a filtrare in diretta verso le 15, durante l’interrogatorio a porte chiuse in una sala dell’Audiencia Nacional di Madrid, situata proprio di fronte alla sede del Partito popolare. Barcenas stava già parlando ininterrottamente da tre ore, quando il giudice istruttore si è accorto che le dichiarazioni dell’imputato circolavano su twitter, ha interrotto la deposizione e aperto un’altra inchiesta. L’uso dei cellulari in aula era stato vietato, ma non quello dei tablet e uno degli avvocati in aula stava twittando il resoconto.
Le indiscrezioni hanno solo accelerato le reazioni politiche: il leader del Partito socialista e dell’opposizione, Alfredo Perez Rubalcaba, ha chiesto le immediate dimissioni di Rajoy, da capo del governo. Pretesa fragile, considerato che in parlamento Rajoy conta sulla maggioranza assoluta. Ma all’interno del Pp la battaglia è aperta tra i fedeli di Rajoy e i suoi oppositori interni che ritengono ormai giunto il momento di un «ricambio» urgente ai vertici.
Elisabetta Rosaspina
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