by Sergio Segio | 14 Luglio 2013 9:31
ROMA — Chi nasce in Italia è italiano, ha scritto su Facebook. E, citando Obama, ha sottolineato che ora è il momento giusto per cambiare le carte e dare diritti. It’s now, ha detto Laura Boldrini chiedendo una nuova legge che dia cittadinanza «a ragazzi che conosciamo benissimo, che sono nati a cresciuti con noi, con i nostri figli, e il paese dei loro genitori spesso non l’hanno mai visto. Ragazzi che acquisiscono la nostra cultura e che non possiamo più chiamare stranieri».
Il presidente della Camera, era ieri a Lamezia Terme, dove 400 bambini stranieri nati in Calabria hanno ricevuto la cittadinanza onoraria. Un’occasione per rilanciare lo ius soli, la necessità di «cambiare la legge perché il nostro paese sta cambiando: qui vivono 4 milioni di stranieri con i figli nati qui. E io la penso come il presidente Napolitano: c’è bisogno di un cambiamento per la cittadinanza nei confronti dei figli di extracomunitari, e negarla è un’autentica follia».
Parole che hanno provocato proteste e polemiche. Nettamente contrario allo ius soli il leader della Lega Maroni che ha paventato nel caso arrivi in massa: «Siamo un paese di frontiera e dare la cittadinanza avrebbe effetti imprevedibili devastanti» mentre Ignazio La Russa del Pdl ha ripetuto che «questa non è certo una priorità per il paese». Contrario alla cittadinanza automatica ma soprattutto scandalizzato dalle parole della Boldrini, Maurizio Gasparri del Pdl che accusa la presidente della camera di «essere intervenuta a gamba tesa in un tema delicatissimo: affermare che vorrebbe la concessione automatica della cittadinanza è grave proprio in funzione del suo ruolo».
Nel parco dedicato a Peppino Impastato affollato da famiglie arrivate da mezzo mondo e piccoli cresciuti qui, la presidente della
Camera ha ricordato le similitudini tra chi in questo paese è arrivato in cerca di lavoro e i calabresi partiti oltremare a caccia di un futuro possibile. E dagli emigrati oltreoceano all’America dove molti hanno messo radici, il passo è breve e guarda al futuro. «I migranti fanno grandi gli Usa, il cui presidente arriva dall’Africa. Quando accadrà nel nostro Paese tutto ciò? Anche perché considerare i bimbi figli di immigrati dei cittadini vuol dire includere e non separare, non erigere muri. Vuol dire mettere le basi per una società del futuro che sia composita e inclusiva e che dica no alla paura ».
Alla Camera sono depositate una ventina di proposte di legge che puntano a cambiare le norme sulla cittadinanza. La maggior parte va nella direzione dello ius soli, ossia dare la cittadinanza a chi nasce in Italia. C’è quella che la prevede automatica per chi nasce qui e quella che, come ha proposto il ministro Kyenge, la concede in base al numero di anni in cui almeno uno dei genitore è residente in Italia. Altre proposte invece parlano dello ius culturae e prevedono un percorso scolastico nel nostro paese.
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