Giovani, anziani, omosessuali la beata solitudine in una città che non lascia indietro nessuno

by Sergio Segio | 13 Luglio 2013 8:33

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SOLO il 49 per cento dei tedeschi vive in famiglia. E si tratta per lo più di famiglie di proporzioni molto ridotte. La percentuale è ancora più bassa a Berlino (ma anche a Brema): il 40 per cento. Che cosa sta succedendo in Germania e a Berlino? Va chiarito che in Germania, come in altri Paesi, si parla di famiglia in senso statistico solo se c’è una coppia, o ci sono figli. Se utilizzassimo la stessa definizione, in Italia non vivrebbe in famiglia il 10,7 per cento della popolazione, cioè chi vive solo, o vive con amici o parenti, purché non figli nubili/celibi. A questi si deve aggiungere un 0,5 per cento circa di persone che vivono in collettività: case di riposo, conventi, orfanotrofi, esercito, prigione. Come si vede, la percentuale di persone che, in un momento dato, non vive in una famiglia “vera e propria” in Italia è ben al di sotto del 51 per cento tedesco.
Ciò che avviene in Germania è l’esito di processi che si danno anche in Italia, ma in modo meno accentuato. Il caso berlinese, poi, ha una sua specificità. In primo luogo c’è l’invecchiamento della popolazione. Più anziani, e in particolare anziane, anche se hanno fatto famiglia a suo tempo, hanno la probabilità di passare un certo numero di anni da soli, per la morte del partner, stante che il fenomeno della coabitazione tra più generazioni adulte è raro e i figli escono relativamente presto dalla famiglia di origine. In Germania, inoltre, la rete di case protette, pensionati per anziani e simili (le Seniorenhauses), organizzate sia dalle associazioni, religiose e non, non profit che dal mercato, offrono anche un’alternativa, sempre non famigliare, al vivere soli. Nel quartiere dove abitavo a Berlino, in pieno Charlottenburg, ce ne erano due a poca distanza una dall’altra, una della Diakonie – l’istituzione protestante analoga alla Caritas cattolica – l’altra, in via di preparazione con i finanziamenti comunali, dedicata ai gay anziani e soli. Berlino è, infatti, una delle città tedesche più gay friendly e perciò ha una grossa comunità omosessuale – di single o di coppie – che, secondo il principio della sussidiarietà che regola buona parte del welfare dei servizi in Germania, provvede anche a creare proprie istituzioni. Un secondo motivo per l’aumento delle “non famiglie” sono le separazioni e i divorzi. Chi non vive più con il/la partner, o con i figli, entra appunto in uno status di “non famiglia”, almeno se, o fino a che, non si riaccoppia.
A Berlino, a questi due fenomeni, che spiegano anche le dimensioni ridotte delle famiglie, se ne aggiungono altri. In primo luogo, Berlino è una città universitaria, con almeno due grandi università ed altre più piccole.
Quindi è una città di giovani, molti dei quali sono nella fase tra l’uscita della famiglia di origine e la formazione di una propria famiglia. È vero che alcune zone di Berlino sono diventati quartieri per giovani famiglie con figli piccoli (come altri sono quartieri dove vivono le famiglie turche che hanno anche più figli della media), ma gli studenti sono una frazione consistente della popolazione. Vivono da soli, o più spesso in camere in affitto. È anche relativamente diffuso il fenomeno delle
Wohngemeinschaft, delle abitazioni comuni, condivise da persone che non hanno altra relazione formale che quella
di condividere le spese di casa, ma che possono in alcuni casi costituire delle vere e proprie “famiglie di amici”, ove ciascuno ha la propria vita, ma ci si accudisce reciprocamente se necessario. Sono composte da studenti, ma anche da persone in età più matura. Possono caratterizzare una fase della vita, o essere una modalità di abitare e stare in relazione più permanente. Inoltre, stante il prezzo delle abitazioni ancora relativamente contenuto, Berlino ha negli anni attratto una popolazione un po’ nomadica di artisti, aspiranti professionisti dei new media, moda e simili. Anche se le occupazioni creative di vecchi palazzi lasciati andare in rovina, che hanno caratterizzato gli anni successivi alla caduta del muro, sono state sostituite da fenomeni di
gentrification, rimane a Berlino una parte di popolazione che non ha progetti di stabilità convenzionali, a partire dalla formazione di una famiglia standard.
Se molte regioni del Nord-Est in Germania hanno conosciuto un drastico aumento delle “non famiglie” soprattutto perché molti giovani se ne sono andati lasciando i vecchi, la storia di Berlino, ma anche di altre grandi città come Hannover, è piuttosto l’incrocio tra l’invecchiamento dei berlinesi e l’immigrazione di una popolazione, spesso giovane, che vuoi è di passaggio, vuoi è caratterizzata da progetti di vita non convenzionali. Nelle pieghe di questi processi, forse, stanno emergendo anche nuovi modi di “fare famiglia”.

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