L’ineleggibilità diventa incompatibilità Polemica sulla proposta democratica

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ROMA — Al Senato è stato chiaro fin dall’inizio della legislatura che quella dell’ineleggibilità dell’imprenditore Silvio Berlusconi, a causa del suo conflitto di interessi, era una strada tutta in salita. Il pressing del M5S non ha smosso di una virgola il Pd nella giunta delle elezioni e delle immunità presieduta da Dario Stefano (Sel). Tanto che, solo due giorni fa, Anna Finocchiaro, presidente della I commissione, aveva fatto capire che il Cavaliere non aveva nulla da temere, almeno su questo fronte: «Con questa legge sarebbe difficile stabilire l’ineleggibilità di Berlusconi».

Ora però, per iniziativa dei senatori del Pd Massimo Mucchetti e Luigi Zanda, arriva un ddl che potrebbe anche rappresentare una ragionevole via d’uscita per gli azionisti di controllo delle società quotate che poi vengono eletti. In buona sostanza, propongono Mucchetti, Zanda e molti alti senatori del Pd, la situazione di potenziale conflitto di interessi di persone elette, che siano azionisti di controllo, non dà luogo all’immediata decadenza dal mandato parlamentare. In questo modo, viene spiegato nella relazione del ddl, «si offre la scelta tra restare parlamentare, rimuovendo in radice la causa di incompatibilità, e la rinuncia al mandato, salvaguardando la propria posizione di azionista». Per rimuovere la causa di incompatibilità, l’azionista di controllo eletto alla carica di parlamentare deve conferire (entro 30 giorni dall’avvenuta certificazione del conflitto)?a un soggetto non controllato né collegato, «il mandato irrevocabile a vendere entro 365 giorni le partecipazioni azionarie a persone terze». Nella norma transitoria, poi, si stabilisce che la legge, una volta approvata, produrrà immediatamente i suoi effetti.

Non tutti dentro il Pd sembrano accogliere positivamente l’iniziativa. La senatrice Stefania Pezzopane ribadisce che sarà comunque la giunta per le elezioni a decidere sulla sorte di Berlusconi. Puppato: «I nostri elettori non capiranno«. Mentre Vannino Chiti, in difesa del ddl, parla di vera e propria «cultura del sospetto e della sfiducia verso i membri del proprio partito». La nuova proposta viene comunque promossa dal segretario del Pd, Guglielmo Epifani al rango di «vera legge europea». Scrive invece Beppe Grillo: «I fedeli alleati del pdmenoelle più fedeli del cane più affezionato». E Maurizio Gasparri (Pdl), con motivazioni opposte, parla di «ossessione del Pd nei confronti di Berlusconi. Ineleggibilità, conflitto di interessi, incompatibilità: ogni mezzo viene usato per eliminare un leader storico». Insomma, il Pdl si attesta sulla linea del rifiuto di ogni regolamentazione che alteri lo status quo mentre i grillini parlano di «salvagente» per Berlusconi. In realtà, osserva il presidente della commissione Industria del Senato Mucchetti, «pensavo che c’è un problema di conflitti di interesse che la legge del ‘57 non intercetta perché riguarda un’Italia di mezzo secolo fa». Si tratterebbe di modificare la legge sull’ineleggibilità (quella che il Cavaliere ha già superato 4 volte) per far posto al principio dell’incompatibilità: «Ci sta anche la posizione di Berlusconi ma nella relazione lui è nominato una volta. Altri di più», taglia corto Mucchetti.


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