Appalti Enav, il crac della società dei fondi neri

by Sergio Segio | 11 Luglio 2013 7:18

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ROMA — Ora anche la bancarotta fraudolenta. È questo l’ultimo atto dell’inchiesta sugli appalti Enav a Selex Sistemi Integrati. Una storia senza fine partita da alcune schede telefoniche e che, poco a poco, sta trascinando nel baratro un intero sistema di potere. E che ieri, ancora una volta, ha portato a perquisizioni e arresti. Dieci le persone finite in manette per la bancarotta da 14 milioni di euro di Arc Trade, società nota agli inquirenti: già negli altri filoni di inchiesta era emerso che di lì passavano molti dei soldi che poi, servivano ad oliare il sistema degli appalti e a garantirsi stecche e benevolenza. E ieri, di nuovo, è stato arrestato il titolare, Marco Iannilli, commercialista e braccio armato di Lorenzo Cola, fedelissimo dell’ex presidente di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini e della moglie ed ex ad di Selex Sistemi Integrati. Che Iannilli fosse uno dei vettori e degli ideatori del sistema di mazzette pagate con false fatturazioni non era un mistero. Quello che non si sapeva è che la sua Arc Trade fosse stata svuotata per fare cassa. Un sistema che partiva poteva contare su tutta una serie di società satellite, scatole vuote che emettevano fatture false per la società di Iannilli. I soldi uscivano dall’azienda per finire nelle tasche di chi poteva garantire appalti senza gara. Lavori che venivano tutti gestiti dalla vecchia Enav (l’ente ha precisato che management e fornitori sono completamente cambiati) che, a sua volta, affidava a Selex, controllata di Finmeccanica.
Da lì iniziava il giro. Un giro che non ha risparmiato nemmeno il Campidoglio (da questa inchiesta deriva anche quella sulla mazzetta per i filobus pagata da Breda Menarini, che ha messo in difficoltà durante la campagna elettorale l’ex sindaco di Roma Alemanno) e che aveva in Iannilli uno dei centri nevralgici. È stato proprio il commercialista ad ammettere, come scrive il gip Orlando Villoni «un sistema di illecita gestione delle commesse del più grande complesso industriale nazionale ancora in mano pubblica (Finmeccanica) ». Un sistema in cui lui era uno “spallone di fiducia” tanto da aver messo a disposizione la sua azienda.
Non a caso le altre 9 persone finite in carcere sono tutte legate a Iannilli. Gente che lo chiamava «il sole». Tre i suoi parenti, i cognati Maurizio Caracciolo e Nicola Gargiulo ed il cugino Roberto Caboni, accusati di aver concorso nelle operazioni di bancarotta. Poi i collaboratori: David Romano, formale amministratore della società, Gianluca Ius, Simone Pasquini, Cristian Palmas, Massimiliano Damiano e Sebastiano Giallongo, rei di aver costituito società fittizie che hanno emesso fatture per operazioni inesistenti nei confronti dell’Arc Trade «con il fine di svuotarne le casse».
Oltre ai dieci finiti in carcere, l’inchiesta, coordinata dal procuratore Giuseppe Pignatone e dai pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli e delegata ai finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Roma e ai carabinieri del Ros, conta altri dodici indagati. Tra questi anche Lorenzo Cola, ritenuto il destinatario di buona parte dei fondi neri, e Tommaso Di Lernia, titolare della Print Sistem, altra società che riceveva in subappalto lavori assegnati a Selex.
Entrambi vecchie conoscenze della procura di Roma. E non sono i soli. Indagato per bancarotta anche Alessandro Grassi, consulente del lavoro arrestato per essersi finto un funzionario del Fisco e aver costretto Di Lernia a pagargli una tangente da 750mila euro. Coinvolta pure la moldava Natalia Vieru, moglie del nipote di don Cesare Lodeserto (sacerdote implicato in diversi procedimenti): insieme a Caracciolo avrebbe costituito una società per riciclare due milioni sottratti ad Arc Trade. Sotto accusa anche Angela Grignaffini e Stefano Massimi, gestori di un famoso ristorante romano: avrebbero affittato un appartamento ai Parioli a Cola fingendo che il contratto fosse per Arc Trade.
Solo un altro atto, l’ennesimo. Le indagini su questo sistema di potere i cui protagonisti hanno tutti un comune passato di militanza nell’estrema destra continuano. Gente che oggi riveste ruoli istituzionali e si confonde in un sottobosco il cui unico scopo è quello di aggiudicarsi appalti pubblici. In qualsiasi modo.

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