by Sergio Segio | 11 Luglio 2013 7:04
LA SCUOLA italiana perde i suoi cervelloni. Sembra che non riesca più a formare studenti degni di lode, quella che dal 2007 le commissioni possono attribuire ai ragazzi particolarmente brillanti. Dal 2010 al 2012 il crollo dei diplomati con 100 e lode è netto: meno 46% nelle scuole statali, meno 74 nelle paritarie.
E QUEST’ANNO andrà ancora peggio: il numero dei superbravi è destinato ad assottigliarsi ancora. Così mentre gli scrutini sono ancora in corso montano le proteste dei presidi che chiedono una norma “più flessibile”. Anche perché ora la lode vale 10 punti di bonus per l’accesso a Medicina e alle altre facoltà a numero chiuso. Da Nord a Sud, i capi d’istituto censurano l’eccessiva rigidità delle regole per l’attribuzione del massimo punteggio. «Ci sono polemiche diffuse sulla scarsità delle lodi – ammette Gregorio Iannaccone, presidente dell’Associazione nazionale dei dirigenti scolastici – ma non stiamo parlando della tessera del pane. La lode è un fatto eccezionale che necessita di regole rigide». Più diplomatico Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale presidi: «Non si può inflazionare il massimo dei voti – commenta – Ma qualunque meccanismo rigido che vincola ai risultati degli anni precedenti non consente alla commissione d’esame nessuna flessibilità di giudizio e si trasforma in una tagliola».
A Milano, in appena due anni, le eccellenze si sono dimezzate. E per la prima volta i classici Berchet, Manzoni e Parini sono rimasti senza superbravi. «Questi criteri sono ingiusti. C’è tutto un sistema da ripensare», si lamentano i presidi meneghini. In calo le lodi anche a Torino e nelle altre grandi città. Da tre anni, lo scientifico Cannizzaro di Palermo non vede studenti lodati. «Attribuire la lode – spiega il preside Leonardo Saguto – è diventato troppo difficile: basta un niente per farla svanire. Occorrerebbe dare più spazio al percorso scolastico e maggiori margini alle commissioni».
A Napoli, niente lodi al liceo classico Vittorio Emanuele, e solo tre all’Umberto, il liceo del presidente Giorgio Napolitano, che l’anno scorso ne contò otto. Nella Capitale, i superbravi scarseggiano anche nei licei, che hanno sempre fatto il pieno. Righi e Tacito sono in attesa di salutare il primo genietto cum laude. Una sola lode, finora, al Visconti e due al Mamiani. «Folle il fatto – spiega Alessandra Francucci, preside del liceo scientifico Sabin di Bologna – che non sia concesso di avere un voto inferiore all’8 in pagella ed è un peccato perché così non si valorizzano i ragazzi». Anche nel capoluogo emiliano si contano pochissime eccellenze: solo tre, e tutte conquistate da donne, nello storico liceo classico Galvani.
Dal 2012, per aggiudicarsi la lode occorre il massimo punteggio nelle prove d’esame – 75 in tutto – e presentarsi alla commissione col massimo credito scolastico: 25 punti, che si ottengono con una media, nelle pagelle degli ultimi tre anni, superiore a 9, e senza essersi aggiudicati neanche un 7. In più, le decisioni sul punteggio da attribuire agli studenti devono essere state assunte all’unanimità. Fino al 2009, il percorso per arrivare al voto record era più semplice: bastavano le prove e il credito al top. E per quest’ultimo bisognava presentarsi con una media in pagella superiore a otto decimi. Poi la Gelmini ha inasprito le regole, entrate a regime nel 2012, e anche per gli studenti eccellenti l’esame di maturità è diventato più difficile.
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