by Sergio Segio | 10 Luglio 2013 7:32
ROMA — Quanto sopportiamo gli immigrati che vivono tra noi? Se l’intolleranza fosse un morbo, l’Italia sarebbe un Paese malato, ma in via di guarigione. Il termometro del razzismo segna infatti temperature sempre meno elevate. Non riteniamo un pericolo gli stranieri, ma non sopportiamo il proliferare dei negozi etnici. Sul posto di lavoro pensiamo di essere tutti uguali, ma poi il 40% ritiene più affidabili i colleghi italiani. Insomma, non siamo razzisti, ma rimaniamo sospettosi.
A misurare la febbre dell’intolleranza, è un sondaggio effettuato dalla Fondazione Leone Moressa. Le più diffidenti sono le donne, residenti al Centro e di età superiore ai 54 anni. I meno intolleranti, invece, sono gli uomini del Sud, sotto i 35 anni. In generale il 40% giudica l’immigrazione un fenomeno negativo, ma solo il 29% ritiene che la maggior parte degli stranieri delinqua. E ancora: si ferma al 18% la quota di quanti sono d’accordo con la frase «gli stranieri rubano il lavoro agli italiani», mentre arrivano al 26% coloro che pensano che gli immigrati dovrebbero tornarsene al loro Paese.
La maggioranza degli italiani (62%) considera alcune nazionalità più “impermeabili” di altre: tra questi, un intervistato su tre bolla i cinesi come i meno integrati, seguono a distanza i romeni (guardati con diffidenza dal 12% degli italiani) e gli albanesi (11%). Spicca il dato dei rom: solo il 4% li ritiene tra coloro che «si integrano di meno».
Passando alla vita di tutti i giorni, il 13% si sente a disagio per la presenza di immigrati nel proprio quartiere e ben il 35% è sfavorevole al moltiplicarsi dei negozianti stranieri. A scuola gli italiani sono contrari (81%) a classi separate per i figli di immigrati, ma il 40% chiede agli insegnanti di non tenere conto delle loro esigenze culturali o religiose. Sullo ius soli c’è ampio consenso (il 78% è per dare la cittadinanza a chi nasce in Italia), ma c’è un
41% di italiani che ritiene che gli immigrati vogliano la cittadinanza solo per avere privilegi.
Sulla libertà di culto nessuno obietta (solo l’8,4%), la maggioranza è anche favorevole alla costruzione di luoghi di preghiera, comprese le moschee (il 70,4%). Il 21% ritiene che a scuola si debba insegnare solo la religione cattolica. Tuttavia, il 52% degli italiani considera alcune religioni più problematiche: tra questi, ben l’82% indica l’islam quale «religione che crea più problemi sul territorio», seguono da lontano l’ebraismo (7%) e il buddismo (4%). Infine il caso Cécile Kyenge: solo un italiano su cinque è contrario alla nomina di un ministro “nero”.
Concludendo, i ricercatori della Fondazione Moressa scrivono che «i pregiudizi un tempo diffusi cominciano a sparire», dalla malattia dell’intolleranza insomma si potrebbe guarire, ma rimangono focolai qua e là: sul posto di lavoro, in quartiere, a scuola.
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