Immigrati, la destra contro il Papa “Lui predica, governare è un’altra cosa”
ROMA — Inizialmente non c’è stata nessuna reazione al viaggio a Lampedusa col quale il Papa ha messo un’intera classe politica di fronte alla propria responsabilità, l’indifferenza verso le tragedie del mare, i 19mila profughi morti dal 1998 a oggi. Il giorno dopo però, apriti cielo. Abituati a gerarchie ecclesiastiche che per anni li hanno appoggiati in cambio della garanzia della difesa dei princìpi non negoziabili (il no all’aborto e all’eutanasia; la condanna del riconoscimento giuridico dell’unione tra omosessuali e delle coppie di conviventi; la difesa della libertà religiosa e di educazione), diversi politici si sono scoperti di colpo orfani davanti a un Papa che mette fra le priorità del pontificato non più i princìpi ma l’annuncio del Vangelo sine glossa, che significa attenzione agli ultimi e ai poveri.
Il giorno dopo Fabrizio Cicchitto, presidente della commissione Esteri della Camera, è il primo a sbottare. Riconosce che il Papa «ha sviluppato una riflessione di alto profilo» ma, dice, «un conto è la predicazione religiosa, un altro è la gestione da parte dello Stato di un fenomeno cosi difficile. Anche in questa circostanza, va affermata una ragionevole, non oltranzista, ma seria e reale autonomia dello Stato dalla Chiesa. In questo quadro è auspicabile
che il ministro Kyenge non operi forzature unilaterali rispetto a posizioni assai diverse sul tema immigrazione». Eppure l’emergenza è reale. E nessuno sembra voler agire, nonostante in queste ore i servizi di intelligence italiana abbiano informato la Presidenza del Consiglio che sulle coste libiche sono ammassati, nascosti in capannoni da scafisti senza scrupoli, oltre 5000 extracomunitari in attesa di essere imbarcati su gommoni e barconi fatiscenti diretti verso Lampedusa e altri approdi siciliani. «Si tratta di migliaia di extracomunitari – dice una fonte dei servizi segreti italiani – che da mesi attendono il via libera dai trafficanti libici che, prima di farli partire, incassano milioni di euro e dollari ».
Se Daniela Santanché ritiene le parole di Cicchitto «più che condivisibili», ben più esplicito (per le sue parole Sinistra Ecologia e Libertà si è riservata di presentare un esposto alla procura per istigazione all’odio razziale) è il leghista Erminio Boso che arriva a dire: «Se un barcone affonda sono contento ». E ancora: «Non me ne frega niente del Papa. Chiedo al Papa soldi e terreno per mettere dentro gli extracomunitari. Non sono ipocrita come tutti, soprattutto i giornalisti. Io difendo la mia famiglia e la mia terra. Voi permettete la violenza in casa da parte di questa gente. Vendete la carne umana per l’audience, cavalcate con ipocrisia tutte le disgrazie delle persone». Dice, invece, il vice presidente del Senato Roberto Calderoli: «Nello Stato del Vaticano c’è sia il respingimento con la forza pubblica nonché l’arresto. La predica del Santo Padre, come tante altre volte, è stata bella e toccante ma le leggi sono un’altra cosa come dimostrano quelle in vigore in Vaticano».
Nella Chiesa sono in tanti a fare quadrato attorno a Francesco. C’è il priore di Bose Enzo Bianchi che dice che «è vergognoso recriminare su visita a Lampedusa». E c’è Famiglia Cristiana che chiede di «abolire il reato di clandestinità». Da sempre schierata in favore degli ultimi e per anni critica delle politiche del centro-destra nonostante in Vaticano in molti la pensassero diversamente, la rivista dei paolini scrive che «le parole del Papa a Lampedusa
hanno messo a nudo l’assurdità di una legge che offende la dignità umana. È ora di cancellarla ». E chiede a «questo governo », di «tirare dritto e ignorare i patetici “avvertimenti” al ministro Kyenge dell’onorevole Cicchitto, che ha avuto la presunzione di “bacchettare” persino il Papa pur di difendere lo status quo». Un appello che a suo modo viene ripreso anche dalla presidente della Camera Laura Boldrini che si augura che «la politica superi le contrapposizioni e i flussi migratori siano gestiti senza demagogia».
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