Imprese-Parlamento, cena del dialogo «Crescita subito»
ROMA — Ai presidenti di Senato e della Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini, e a tutti i responsabili di oltre venti commissioni parlamentari il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha chiesto e spiegato che «insieme dobbiamo trovare un modo per crescere nel più breve tempo possibile». E per fare loro capire quanto sia urgente la situazione, e determinante il loro ruolo nell’iter legislativo, li ha invitati a cena nella residenza confindustriale di via Veneto. Sulla terrazza con vista sulla torretta del Quirinale e i cavalli alati di piazza Venezia, sorseggiando per aperitivo un prosecco del Veneto, tutto è stato più facile. Anche se la politica ha mostrato subito il suo volto capriccioso con alcuni presidenti di commissione della Camera targati Pdl che non hanno potuto partecipare perché impegnati in una complicata riunione di gruppo alla presenza di Silvio Berlusconi e senza contare la polemica innescata dal presidente della vigilanza Rai, il grillino Roberto Fico. Che non è andato nemmeno lui, pur essendo invitato, sostenendo che i «problemi del Paese non si risolvono con cene ristrette, Squinzi farebbe meglio ad andare in Parlamento». Il tempismo di Fico è apparso però fuori luogo visto che Squinzi in quel momento, cioè la mattina, era proprio in Parlamento dove per quasi due ore è stato in audizione alla commissione per le Politiche europee mentre il direttore generale Marcella Panucci era al Senato.
Ai suoi commensali il leader degli industriali ha illustrato lo stato in cui giace l’economia, le migliaia di aziende chiuse, i tre milioni di disoccupati, i nove punti di Pil persi dal 2007, e più volte ha ripetuto loro «che nulla sarà più come prima». A tavola ha tenuto banco l’Ilva. Deve continuare a produrre, ha detto Squinzi, che paventa invece l’istituzione della procura nazionale ambientale.
Chi voleva, tra i politici del Pd, del Pdl e di Scelta Civica, poteva anche leggersi il discorso «alto» — quello che è piaciuto anche a Sergio Marchionne — fatto all’assemblea degli industriali di Torino e che ieri è stato distribuito in copia.
Squinzi ha spiegato che per il mondo delle imprese le priorità sono il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione e la riduzione del cuneo fiscale di almeno «dieci punti» per allineare il costo del lavoro in Italia a quello della Germania e della Francia. Altro che Imu e Iva di cui si discute da mesi. Squinzi ha raccomandato inoltre estrema cautela sulla legge sulla rappresentanza sindacale, in attesa degli accordi tra i sindacati e le altre organizzazioni imprenditoriali. Ma il giudizio sul governo resta positivo: «È l’unico che c’è teniamolo da conto» aveva detto da Caserta commentando l’esecutivo di Enrico Letta. La convinzione di Squinzi, più volte espressa in questi giorni, è che nei palazzi della politica «non c’è la comprensione dell’economia reale». E quindi quello di ieri è solo l’inizio del dialogo. Del resto, quando il presidente di Confindustria è andato al Quirinale a spiegare a Giorgio Napolitano il dramma del blocco dei debiti della Pubblica amministrazione per 100 miliardi di euro, il capo dello Stato ha capito e le cose sono cambiate. I problemi delle lentezze procedurali nella conversione in legge dei provvedimenti del governo erano già stati affrontati da Squinzi con Grasso nella precedente cena tenutasi a Santa Margherita la prima settimana di giugno. E ieri, ricordando proprio quell’evento, la seconda carica dello Stato ha precisato l’importanza del «contatto con altre realtà, siano imprenditori o lavoratori, che non ci deve spaventare, il dialogo deve sempre essere aperto anche in sedi informali, l’obiettivo è scambiare opinioni e idee sempre in funzione degli interessi del Paese e per la soluzione dei problemi». Arrivando in via Veneto il presidente della Camera Boldrini si è fermato a conversare con un gruppo di esodati assicurando che «ce la metterà tutta anche se non rientra nelle mie funzioni».
Roberto Bagnoli
Related Articles
“Troppa austerity e niente crescita” i Fondi abbandonano Roma e Madrid
Pesa il mancato ritorno dei grandi investitori alle aste di Btp e Bonos Italia sulla graticola anche per le modifiche alla riforma del lavoro E i rendimenti tornano vicino al 6% Più grave la situazione della Spagna che insiste nella politica di massicci tagli al bilancio: 37 miliardi per il 2012
Londra, Dubai e 238 milioni di dollari ecco la macchina da soldi dei bucanieri
Una gigantesca rete di informatori e logisti, ma anche mediatori e investitori capaci di muoversi sulle piazze finanziarie. La City è l’hub delle trattative grazie agli abili professionisti che si sono formati nella tradizione dei Lloyd. Difficile recapitare i riscatti. Lanci di contante dagli elicotteri, ma ora anche accrediti informatici
A Mirafiori la fabbrica del futuro così Torino prova a tenersi l’auto