by Sergio Segio | 5 Luglio 2013 17:17
Ieri, mercoledì 4 luglio, centinaia di studenti e di dipendenti pubblici hanno manifestato a Lima[1], in Perù, per protestare contro una serie di riforme proposte dal governo del presidente Ollanta Humala. Per le strade della città e davanti al Congresso però ci sono stati gravi scontri: la polizia in tenuta antisommossa ha utilizzato gas lacrimogeni e idranti per disperdere i manifestanti che, a loro volta, hanno risposto lanciando pietre e bastoni. Almeno dieci persone sono state arrestate[2] e diversi studenti sono rimasti feriti. Proteste simili si sono svolte anche in altre città del paese.
La protesta è iniziata per via delle recenti leggi presentate dal presidente Humala, che dovrebbero, secondo il suo punto di vista, migliorare il settore pubblico e quello universitario rendendolo più competitivo: è stata prevista, per esempio, l’introduzione di una valutazione annuale per i dipendenti pubblici, insieme con una serie di criteri molto più selettivi per l’accesso alle università e la creazione di organi di controllo esterni per la loro gestione. Secondo gli oppositori e gli studenti che hanno protestato ieri, invece, le misure puntano alla privatizzazione, limitano l’indipendenza del settore pubblico e porteranno anche a un aumento delle tasse universitarie.
Ollanta Humala è un ex militare di estrema sinistra che è stato eletto presidente del Perù nel 2011 soprattutto grazie al sostegno delle fasce più povere della popolazione, concentrate nelle aree rurali del paese, che non hanno avuto i vantaggi della sensibile crescita economica del paese ottenuta grazie allo sfruttamento delle risorse minerarie. Durante la campagna elettorale aveva promesso pasti gratuiti nelle mense scolastiche, l’apertura di nuovi asili per i bambini in età prescolare e pensioni pubbliche per tutti i cittadini oltre i 65 anni. Oggi è accusato però di aver deluso le aspettative di chi lo aveva sostenuto diventando, secondo i critici, sempre meno attento alle persone più bisognose.
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