La Boldrini sfida Marchionne “Niente gare al ribasso sui diritti senza dialogo non c’è ripresa”
TORINO — Il presidente della Camera non visiterà martedì lo stabilimento della Fiat in Val di Sangro. In una lettera inviata all’ad Sergio Marchionne Laura Boldrini rifiuta l’invito del Lingotto «causa impegni istituzionali già in agenda». Nella missiva, che arriva il giorno dopo la sentenza della Consulta sull’articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori, il presidente di Montecitorio non risparmia considerazioni, rivolgendosi all’ad Marchionne: «Non sarà certo nella gara al ribasso sui diritti che potremo avviare la ripresa».
L’invito a Boldrini era stato fatto dall’ad di Fiat dopo un incontro tra la presidente e una delegazione dei lavoratori Fiat guidata dal segretario della Fiom-Cgil, Maurizio Landini. Marchionne aveva risposto, ritenendo «non rappresentativa» la Fiom, con la richiesta di visitare uno stabilimento, la Selvel in Abruzzo, dove si produce il Ducato.
La presidente nella lettera usa parole nette: «Le vecchie ricette hanno fallito — scrive — e ne servono di nuove. Affinché il nostro Paese possa tornare competitivo è necessario percorrere la via della ricerca, della cultura e dell’innovazione. Una via che non è in contraddizione con il dialogo
sociale e con costruttive relazioni industriali: non sarà certo nella gara al ribasso sui diritti e sul costo del lavoro che potremo avviare la ripresa». Un riferimento anche alla sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo l’articolo 19 della legge 300 dove si riconosce il diritto di rappresentanza solo per le sigle firmatarie di contratto. Punto su cui il Lingotto ha impostato le sue relazioni sindacali negli ultimi tre anni, escludendo la Fiom dalle fabbriche.
La presidente risponde a Marchionne anche rispetto agli incontri fatti: «Cerco di incontrare sia le delegazioni di lavoratori che vengono a Roma per far sentire la loro voce al governo e al parlamento, sia i piccoli e medi imprenditori che tentano una via di uscita dalla crisi. Sarebbe grave se in un momento così difficile per le famiglie italiane i palazzi della politica si chiudessero in se stessi». Dalla Fiat non arrivano risposte. A Milano, dove il Lingotto ha presentato le due nuove versioni della 500L, l’amministratore delegato della Fiat, è assente.
Il «no» alla visita è un altro colpo per il Lingotto dopo la decisione della Corte Costituzionale. Plaude la leader della Cgil, Susanna Camusso: «Dobbiamo festeggiare per l’accordo firmato unitariamente a Cisl e Uil sulla rappresentanza e dobbiamo festeggiare perché la sentenza della Consulta dice che nessuno potrà mai cacciare un sindacato da un’azienda». Il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, auspica invece che la Fiom «faccia rientrare la democrazia in fabbrica accettando le maggioranze che si esprimono di volta in volta». Il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti, sottolinea che «la sentenza va applicata, le parti sociali devono parlarsi e su questo il governo non c’entra». E aggiunge: «Fiat ha confermato i propri impegni sugli stabilimenti italiani: contiamo che questi vengano rispettati».
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