Usa-Ue, 600 euro in più a famiglia dal libero scambio
ROMA — Riconoscere reciprocamente le norme di sicurezza delle automobili su una sponda e l’altra dell’Atlantico rendendo la vendita libera da collaudi supplementari. Consentire alle compagnie europee di operare nei voli interni degli Stati Uniti e caricare passeggeri: cosa che oggi non è possibile per un volo che parte da Parigi, fa scalo a New York e atterra a Los Angeles. Aprire le numerose gare di appalto pubbliche americane alle aziende europee.
Se il negoziato che si apre lunedì prossimo tra Stati Uniti e Unione europea a Washington sull’area atlantica di liberoscambio, ovvero sulla «Ttip», la Transatlantic Trade and Investment Partnership, si concluderà positivamente entro il 2015, lo scenario geoeconomico del pianeta degli ultimi decenni potrebbe cambiare. Meno Cina e Russia e più Atlantico. Il negoziato non sarà facile, ma ha già mosso i primi passi durante il recente G8 in Irlanda del Nord: e, in una fase di stallo delle relazioni multilaterali del Wto-Doha, potrebbe riservare delle sorprese.
Uno studio del Cerp, l’autorevole centro di ricerca londinese sulla politica economica, ha già calcolato i benefici di un’area di libero scambio atlantica che rappresenta il 50 per cento del Pil mondiale e il 30 per cento del commercio globale. Secondo il rapporto il beneficio in termini di Pil per gli Stati Uniti sarebbe di 95 miliardi di euro annui, con un vantaggio per la famiglia media Usa di 655 euro annui, mentre per gli europei l’incremento del Pil ammonterebbe a 119 miliardi annui con un vantaggio medio per famiglia di 545 euro all’anno.
Su quali partite si dovranno confrontare i negoziatori di Washington e Bruxelles? In primo luogo sulle tariffe che sono in media del 5,2 per l’Europa e del 3,5 per gli Usa: un livello non particolarmente elevato ma che dati i volumi in gioco può incidere in modo determinate. Attualmente le esportazioni europee verso gli Usa ammontano a 291 miliardi di euro all’anno (pari al 17,3 per cento dell’export della Ue a 27) e gli Stati Uniti sono il maggior partner commerciale del Vecchio Continente. Sull’altra sponda dell’Atlantico si vantano esportazioni verso l’Europa, che è reciprocamente il maggior partner commerciale, pari a 193,8 miliardi di euro, ovvero il 18,5 per cento dell’export totale. Un volume destinato ad aumentare: con il «Ttip» nel 2027 le esportazioni dell’Europa verso gli Usa potrebbero crescere del 28 per cento, soprattutto nel settore degli autoveicoli, della chimica, della metallurgia e dell’alimentare.
Il resto dei negoziati si impernierà sulla armonizzazione delle normative e sulla maggiore tutela per i prodotti di qualità dell’alimentare europeo. Basti ricordare che negli Usa le disposizioni fitosanitarie vietano l’importazione di mele europee e considerano illegale l’export dei formaggi francesi o italiani. A Washington il primo round: si discuterà per quattro giorni fino a venerdì 12 luglio.
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