by Sergio Segio | 4 Luglio 2013 17:38
Le rivelazioni di Edward Snowden, ex collaboratore dell’Agenzia per la sicurezza nazionale statunitense (Nsa), sono state pubblicate dal Guardian e hanno scatenato lo scandalo Datagate. Il 20 maggio, prima che queste informazioni fossero pubblicate, Snowden ha preso un volo per Hong Kong.
Il 21 giugno gli Stati Uniti lo hanno formalmente accusato di tre crimini (furto di proprietà del governo, comunicazione non autorizzata di informazioni sulla difesa nazionale e comunicazione volontaria di informazioni segrete a persone non autorizzate: per ogni accusa rischia fino a dieci anni di carcere) e ne hanno chiesto l’estradizione prima a Hong Kong e poi alla Russia, dove nel frattempo era fuggito il 23 giugno[1].
Il 2 luglio Snowden ha chiesto asilo politico a 21 paesi[2], tra cui anche l’Italia. Alcuni gliel’hanno negato[3], altri hanno preso tempo. Solo la Bolivia[4] e il Venezuela[5] hanno fatto capire di essere disposti ad accoglierlo. Ma per ottenere asilo Snowden deve trovarsi nello stato a cui chiede protezione.
Viaggiare senza passaporto. Snowden al momento possiede un passaporto che è stato invalidato. Quindi ottenere un visto per raggiungere un altro paese è praticamente impossibile. E il presidente Vladimir Putin ha dichiarato che, se Snowden continua a fornire notizie riservate dell’intelligence statunitense, non gli assicurerà l’asilo politico (Snowden nel frattempo ha ritirato[6] la sua richiesta di protezione in Russia).
Se non può viaggiare con un normale volo passeggeri, quali alternative ha Snowden per lasciare Mosca?
Visto che un bagaglio spedito per ragioni diplomatiche è sigillato e non è soggetto ai controlli di dogana (articolo 27 della Convenzione di Vienna del 1961), in passato ci sono stati almeno due tentativi, entrambi falliti. Nel 1964 l’Egitto ha sequestrato Mordechai Louk[7], un israeliano che il governo egiziano aveva prima ingaggiato come spia e poi sospettato di fare il doppio gioco per il Mossad, i servizi segreti israeliani.
Mentre si trovava in Italia Louk è stato narcotizzato, chiuso in una valigia con la scritta “bagaglio diplomatico, non aprire” e caricato su un volo per l’Egitto. Ma un addetto ai bagagli lo ha sentito e alla fine Louk è stato estradato in Israele, dov’era ricercato per debiti e per aver disertato il servizio militare: ha scontato undici anni di prigione.
Una cosa simile è successa anche a Umaru Dikko, ex ministro dei trasporti nigeriano fuggito a Londra dopo il colpo di stato del 31 dicembre 1983. Per riportarlo in Nigeria e processarlo, degli agenti nigeriani hanno rapito Dikko, lo hanno sedato e chiuso in una cassa[8].
Dato che dalla scatola proveniva un “forte odore di medicinale”, gli addetti ai controlli dell’aeroporto inglese hanno ordinato di aprire la cassa, sostenendo che ci fossero delle irregolarità formali. Dikko ha così potuto continuare a vivere in Inghilterra per i dieci anni successivi.
Sempre per la Convenzione di Vienna, “il corriere diplomatico, che deve portare con sé un documento ufficiale che certifica questo ruolo, […] dev’essere protetto, nell’esercizio delle sue funzioni, dallo stato in cui si svolge la missione diplomatica. Gode dell’inviolabilità personale e non può essere soggetto a nessuna forma di arresto o detenzione.
Lo stato che invia la valigia diplomatica o la missione possono nominare corrieri diplomatici ad hoc”. Allora perché l’ambasciatore venezuelano a Mosca non ha affidato a Snowden una valigia diplomatica chiedendogli di portarla a Caracas? Con un incarico ufficiale Snowden dovrebbe essere al sicuro fino alla consegna del bagaglio e poi potrebbe chiedere asilo al Venezuela. Il problema è che i corrieri diplomatici devono comunque avere un visto.
Le ambasciate sono diventati dei rifugi per molti richiedenti asilo – come per lo statunitense Sam LaHood[9] o per il fondatore di Wikileaks Julian Assange[10] – perché sono legalmente inviolabili. Il problema è arrivarci. L’aeroporto Šeremet’evo è a circa 30 chilometri[11] dall’ambasciata venezuelana e da quella boliviana.
Per raggiungerle, Snowden dovrebbe per forza entrare in territorio russo. Inoltre, ammesso che riesca a raggiungere un’ambasciata, non è detto che possa richiedere asilo politico, perché tecnicamente le ambasciate non sono territorio dello stato che rappresentano: quando qualcuno chiede rifugio in un’ambasciata, lo stato straniero e quello ospitante di solito avviano una trattativa per accordarsi sulla sorte del richiedente. Snowden può nascondersi in un’ambasciata ma in pratica si troverebbe nelle stessa condizione in cui si trova ora.
È quello che l’Ecuador ha concesso ad Assange nell’agosto del 2012 per salvarlo dall’estradizione. Il problema in questo caso è che gli Stati Uniti non riconoscono l’asilo diplomatico[12]: non hanno firmato la convenzione del 1954 dell’Organizzazione degli stati americani sul tema e non considerano valido l’asilo politico così com’è definito dalla legge internazionale.
Gli Stati Uniti garantiscono asilo solo alle persone che si trovano nel territorio statunitense, come previsto dal Refugee act del 1980[13].
Questa settimana il presidente venezuelano Nicolás Maduro era a Mosca per un incontro su questioni energetiche. Avrebbe potuto portare Snowden via con sé. Sull’argomento il 2 luglio Maduro ha detto[14] di non aver ancora ricevuto una richiesta di asilo da parte del cittadino statunitense.
Mentre ha suscitato molta tensione[15] la richiesta delle autorità austriache di perquisire l’aereo del presidente boliviano Evo Morales bloccato a Vienna di ritorno da un vertice a Mosca.
(Anna Franchin)
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