L’austerity piega il Portogallo il governo trema, Borse giù

by Sergio Segio | 4 Luglio 2013 7:33

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MILANO — L’overdose di austerity fa traballare l’esecutivo portoghese e rimanda in fibrillazione spread e Borse europee. Il presidente lusitano Anibal Cavaco Silva ha avviato ieri un giro di consultazioni tra i partiti nazionali per scongiurare una crisi di governo che rischia di spingere Lisbona verso elezioni anticipate. A far precipitare la situazione sono state le dimissioni del ministro delle finanze lusitano Victor Gaspar, da mesi nel mirino del Csd-Pp — partner della maggioranza di centrodestra del premier Pedro Passo Coehlo — come corresponsabile (assieme alla Troika) dell’austerity che ha regalato al paese tre anni di recessione.
«Le mie dimissioni servono a far chiarezza e a rafforzare l’azione dell’esecutivo», ha scritto in una nota Gaspar. È successo esattamente il contrario. Passos Coehlo (applaudito per questo dalla Ue) ha nominato come nuovo responsabile del Tesoro Maria Luis Albuquerque, stretta collaboratrice di Gaspar considerata in Portogallo un altro “falco” del rigore. Una scelta che non è piaciuta per niente al Cds-Pp, i cui voti sono necessari per garantire la maggioranza in Parlamento: Pedro Costa, leader del partito e ministro degli esteri, ha presentato le sue dimissioni, respinte dal premier. E secondo la stampa di Lisbona, altri due ministri, Asuncao Cristas — titolare dell’agricoltura — e Pedro Mota Soares del welfare, sarebbero pronti a rassegnare il mandato. «Chiarirò tutto, ci sono le condizioni per andare avanti e completare il salvataggio del Portogallo », ha promesso Passos Coehlo. Ma Cavaco Silva, preoccupato dal rischio di crisi, ha preso la situazione in pugno: nella serata di ieri ha ricevuto il leader socialista Antonio Seguro e oggi concluderà il suo giro di consultazioni per decidere se ci sono i margini per una mediazione tra i partner dell’attuale governo o se sarà necessario riportare il paese ad elezioni.
Le fibrillazioni lusitane hanno mandato in tilt i mercati in tutta Europa. Il tasso sui bond decennali portoghesi è schizzato oltre l’8% con la Borsa scivolata del 5%. E il timore di un riacutizzarsi della crisi dei debiti sovrani (anche in Grecia ci sono tensioni sulla nuova tranche di aiuti della Troika) ha messo in ginocchio tutto il Vecchio continente. Piazza Affari con un colpo di reni nel finale ha contenuto le perdite al -0,5%, sostenuta da Mediaset (+5% grazie alla schiarita sul fronte della raccolta pubblicitaria). Peggio, con flessioni superiori al punto percentuale, gli altri listini che hanno pagato un pedaggio salato anche al ritorno del greggio oltre quota 100 dollari al barile per la crisi in Egitto. Wall Street invece ha chiuso in lieve progresso + 0,4% grazie a dati sull’occupazione migliori delle previsioni.
Il faro dei mercati resta comunque acceso in queste ore sul Cairo e — soprattutto — su Lisbona. «Mi auguro che il Portogallo non getti alle ortiche la credibilità conquistata negli ultimi mesi grazie ai seri piani di riforme avviato dal governo», ha detto il lusitanissimo presidente della Ue Jose Manuel Barroso. Fino a poche settimane fa, in effetti, il paese era considerato uno degli esempi “virtuosi” di successo dell’austerity targata Fmi, Ue e Bce, che hanno puntellato il salvataggio con aiuti per 78 miliardi. Peccato che — come accaduto in Grecia, Spagna e in fondo anche in Italia — i piani lacrime e sangue imposti da Bruxelles abbiano dato anche sulle rive del Tago risultati a due facce: positivi sul fronte contabile, con il rapporto deficit/ pil sceso dal 10,1% del 2011 al 6,4% attuale, disastrosi su quello sociale. Lisbona è da due anni in recessione e nel 2013 — con un pil sceso del 3,9% nei
primi tre mesi dell’anno — la musica non dovrebbe cambiare. La disoccupazione è schizzata al 17,5%. Lo scorso maggio Coehlo ha varato l’ennesima manovra da 4,8 miliardi concordata con Europa e Washington, fatta di 30mila tagli nel pubblico impiego, aumento di un anno dell’età pensionabile e rialzo da 35 a 40 ore dell’orario di lavoro dei dipendenti pubblici. Pedro Costa e il Cds chiedono da tempo una svolta, sostenendo che senza politiche di crescita il Portogallo rischia di morire d’asfissia. Ma il premier sembra intenzionato a tirare dritto.
Cosa succederà se Lisbona sarà costretta a tornare alle urne? I sondaggi danno in vantaggio l’opposizione socialista. Ipotesi che non suscita particolare allarme a Bruxelles, visto che il partito di Seguro ha firmato nel 2011 gli impegni di austerità con la Ue. A garantire un po’ di (relativa) tranquillità ai mercati c’è anche il calendario obbligazionario portoghese visto che nei prossimi mesi non sono previste scadenze impegnative per il riscadenzamento del debito nazionale.

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