by Sergio Segio | 3 Luglio 2013 7:49
ROMA — Domanda di asilo «anomala». Edward Snowen, la talpa del Datagate che sa bucare qualunque sistema informatico, deve fare i conti con la burocrazia, dietro cui si stanno nascondendo molti Paesi. Ieri è andata così anche da noi, con la richiesta presentata via fax e non «de visu» all’ambasciata a Mosca. Ma è chiaro che la decisione se accogliere o meno l’informatico dell’Nsa, origine dello scandalo sullo spionaggio compiuto dagli Usa, secondo le sue rivelazioni sin dentro le ambasciate degli alleati europei, è politica. Accogliere o non accogliere il nemico degli Usa, considerato da alcuni una specie di eroe da altri un genio della disinformazione?
Ieri si è preso tempo, forse sperando che la decisione arrivi da altri. Anche se il governo, che si è detto fiducioso nelle rassicurazioni Usa sull’arrivo di chiarimenti, fa sapere di voler prendere posizione nel più breve tempo possibile. «Si sta valutando la situazione e si pronuncerà al più presto, al massimo domani», filtrava ieri dalla Farnesina. E alle domande sul Datagate il ministro degli Esteri, Emma Bonino, rispondeva: «Domani in Parlamento».
Ma in serata tutto è slittato a giovedì. La Bonino è attesa a Montecitorio per un’informativa alle commissioni riunite Affari Costituzionali, Esteri e Difesa di Camera e Senato. Lo aveva annunciato Pierferdinando Casini, che presiede la commissione affari Esteri di Palazzo Madama: «Non siamo in un talk show: è necessario fare un lavoro serio e meditato, respingendo ogni sentenza precostituita. Ho sentito il ministro Bonino e probabilmente faremo la riunione all’inizio della prossima settimana». Ma il presidente della Camera, Laura Boldrini, avrebbe fatto un’operazione di moral suasion per tentare di affrontare la questione spinosa subito.
Una situazione molto fluida, dunque. Con il ministro della Difesa, Mario Mauro, che agli Usa «insieme ai partner europei, chiede trasparenza e chiarezza, in ordine a un rapporto straordinario che da una stagione lunghissima viviamo come amici e non come vassalli». Mentre il Movimento 5 stelle presenta una mozione per accogliere la domanda di asilo di Snowden che trova il sostegno di Sel.
Polemiche anche al termine dell’audizione del direttore del Dis, Giampiero Massolo, al Copasir, atteso per chiarire se davvero, come sostiene Snowden, le nostre ambasciate siano state violate con «cimici» Usa. E, visto che i servizi sono responsabili delle bonifiche, come sia potuto accadere. Massolo ha riferito che, a oggi, alla nostra intelligence, non risulta nulla di tutto ciò. Prove che sia accaduto davvero non ce ne sono. Ma ha chiesto il tempo di poter approfondire la situazione, anche alla luce dei dati che arriveranno dagli Stati Uniti, onde evitare conclusioni affrettate, ma soprattutto operazioni di disinformazione. E ha ridato appuntamento alla commissione tra 15 giorni. Quanto all’«aiutino» allo spionaggio Usa ha spiegato che «gli accessi dei servizi alle banche dati italiane — circa 300mila in sei mesi — sono avvenuti nel rispetto della legge. Non c’è stato alcun passaggio illegale di dati sensibili dagli 007 italiani a quelli americani. O informazioni che non riguardino temi di collaborazione come la lotta al terrorismo o la cooperazione in teatri di guerra».
«Nessuna falla. Non ci sono stati passaggi illegali di informazioni. Tutto è avvenuto nel rispetto delle norme in vigore. La stampa ha esagerato» ha detto all’uscita il presidente leghista del Copasir, Giacomo Stucchi. Dichiarazioni che non sono piaciute al pd Felice Casson: «I fatti sono molto gravi e tutto resta ancora da chiarire. Non mi sento informato a sufficienza nè rassicurato. È opportuno rimanere in attesa dei chiarimenti preannunciati dal presidente Usa e dagli approfondimenti sul Datagate e sull’illecito sistema collegato».
Virginia Piccolillo
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