La provocazione di Grillo «Si sciolgano le Camere o diventeremo feroci»
ROMA — Tra i parlamentari si ostenta una certa indifferenza. Si parla più volentieri dello «spazza tour» in Campania, dell’impianto a pirolisi di Gioia Tauro, della bioedilizia, delle pene alternative al carcere. Insomma dell’attività parlamentare. Eppure tutto l’attivismo, come spesso accade, passa in secondo piano davanti all’ennesimo post di Beppe Grillo. Che chiede un incontro al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e gli domanda di sciogliere le Camere. Proprio quelle Camere nelle quali i suoi parlamentari lavorano da mesi per provare a cambiare le cose. Dal Quirinale arriva una risposta secca: «Il presidente — affermano fonti del Colle — non ha ricevuto nessuna richiesta di incontro nei modi necessari perché potesse prenderla in considerazione».
Vista la situazione, è inevitabile che ci si chieda, e lo stanno facendo in queste ore i vertici del Movimento, se la presenza di Beppe Grillo al Restitution Day di domani sia un bene o un male. Se sia un valore aggiunto, capace di far volare la notizia o se si corra il rischio di occultare il messaggio con l’ingombrante messaggero. È possibile che prevalga la prima opzione e che Grillo accorra per incassare — in cambio dell’assegno da un milione e mezzo di euro restituito dai suoi allo Stato — il credito mediatico di un’operazione senza precedenti.
Intanto spara bordate sul Palazzo. «Napolitano vada in televisione, in prima serata e parli alla Nazione — scrive —. Dica la verità sullo stato dell’economia, sui sacrifici enormi che ci aspettano. Imponga la cancellazione del Porcellum e sciolga il Parlamento. Quest’agonia non può durare». Sul post appare una falsa prima pagina del Corriere della Sera con il titolo:«Le dimissioni di Letta. Grillo capo del governo. Un proclama di Napolitano». Il tutto in uno stile da dichiarazione di guerra.
Grillo ricorda che persino il fascismo «ebbe il pudore» di far cadere Mussolini. Invece, «questi resistono come delle cozze. Sono la malattia e vogliono essere anche la cura». Per il leader M5S, Enrico Letta è il «nuovo Romolo Augustolo, l’ultimo insignificante imperatore romano». Infine, una constatazione che suona come una minaccia: «Non vorrei essere nei panni di questi politici, di questi pennivendoli, quando il popolo italiano capirà di essere stato ingannato. L’italiano viene descritto come brava gente, ma può diventare feroce, come dimostrato dalla Storia, anche recente».
Nessun cenno, invece, alle polemiche e alle defezioni nel suo Movimento. L’ultima a essere in fibrillazione, dopo il caso di Alessio Tacconi che rischia l’espulsione per il caso diaria, è Elena Fattori. Una senatrice che si è lamentata apertamente in assemblea, lamentando il disagio per lo stalking al quale sarebbe stata sottoposta Paola De Pin, che ha lasciato il gruppo. Non un riferimento casuale, visto che la stessa Fattori, biologa, è stata oggetto di molte minacce, perché accusata dagli animalisti a 5 Stelle di aver praticato la vivisezione. In più, Fattori lamenta diversi conflitti d’interesse, a cominciare da quello che ci sarebbe tra Confapri, Gianroberto Casaleggio e l’ex consigliere a 5 Stelle David Borrelli. «Paranoie», le liquidano colleghi al Senato.
Ma di scontri così ce ne sono altri. Come quello che oppone il deputato Giuseppe D’Ambrosio al senatore Lello Ciampolillo, entrambi pugliesi. Quest’ultimo ha presentato un disegno di legge sull’acqua pubblica. Risultato, scrive D’Ambrosio: «Ricevere schiaffi a causa tua dal Comitato Acqua Pubblica rende propagandistica la nostra azione». Non è l’unica accusa. Ciampolillo avrebbe postato un video in cui «ironicamente» D’Ambrosio si descriveva come «poltronista». «Una mossa vergognosa e infamante», scrive il deputato, accusando il collega.
Alessandro Trocino
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