Ritorno a Forza Italia, un’assemblea costitutiva deciderà sugli incarichi

by Sergio Segio | 1 Luglio 2013 7:35

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ROMA — «Berlusconi? È disperato… Ha messo in moto delle belve che sembravano gatti domestici e ora il partito rischia di spaccarsi…»: Lo sfogo del big del Pdl che giura di aver sentito lo stesso Cavaliere lamentarsi con i ministri andati a chiedergli chiarimenti e protezione, che «Santanchè, Verdini, Brunetta stanno facendo tutto da soli, non sono io che li guido…», dice molto dello scontro furioso in atto nel partito in queste ore.

L’annuncio del passaggio a Forza Italia in tempi brevi, confermato dallo stesso Berlusconi con l’assicurazione che sarà lui a guidarlo, ma la contestuale incertezza su quale modello partito si andrà a costruire, su tempi, ruoli, finalità e coinvolgimento delle truppe nell’avventura sta creando malumori, angoscia, rabbia. E una spaccatura profonda tra chi al progetto ha lavorato e lo sostiene a spada tratta – Santanchè, Verdini, Capezzone – e chi sembra quasi subirlo, dal segretario Alfano all’area moderata che a lui fa riferimento ma anche all’ampio ventre del partito che si sente fuori da ogni ruolo decisionale.

Tutti aspettano che sia Berlusconi a chiarire cosa sta succedendo, e lui manda messaggi rassicuranti. Sicuramente sul governo, sul quale è convintissimo: «Deve andare avanti, non vedo un governo migliore». E questo nonostante ci siano «nel Pd come nel Pdl» alcuni che la pensano diversamente ma «dopo aver ascoltato tutti, dopo aver riscontrato che la maggioranza dei miei è favorevole al governo» il sostegno non è ad oggi in discussione. E su Forza Italia pure Berlusconi cerca di evitare la rissa interna: quello che immagina è un progetto «che preveda il cambio del nome perché l’acronimo Pdl non ha mai funzionato, ma soprattutto che dia vita a una nuova formazione che riavvicini i cittadini alla politica – perché spesso i partiti sono strutture custodite da cariche locali che li allontanano -, un movimento aperto al mondo del lavoro, dell’impresa, dell’università», che non sia «appesantito da troppe regole» e la cui struttura e ruoli decisionali venga decisa «da un’assemblea che si formerà quando ci sarà il momento costitutivo del movimento…». Che non vedrà reggenti ma un presidente certo, lui stesso. Il resto, appunto, si vedrà: per ora il Cavaliere, angosciato per la «campagna di eliminazione portata avanti contro di me», non scioglie il nodo.

Quel nodo che incendia il clima nel Pdl perché, stando alla Santanchè, il progetto di nuovo partito dovrebbe essere puramente presidenziale, con Berlusconi al vertice, «persone capaci» in «ruoli operativi di organizzazione» e nessun segretario: «Ci basta Berlusconi». Una sorta di sfratto per Alfano che rappresenta nel suo ruolo anche il partito al governo, e che verrebbe – lui e l’area moderata – fortemente indebolito a fronte di un rafforzamento dei falchi che fa insorgere gran parte del Pdl.

Fabrizio Cicchitto avverte: «Non ci facciamo sciogliere: a parte il folle attacco ad Alfano, quello della Santanchè è il modello del Pli che in Italia non ha mai superato il 3%: se qualcuno vuole la guerra, noi siamo pronti a farla…». Ma nervosi sono anche non moderati a tutti i costi come Paolo Romani («Il percorso lo indica Berlusconi, e dovrà rispettare tutte le anime, unire e non dividere»), Jole Santelli («Cerchiamo di essere tranquilli e meno chiacchieroni»), Osvaldo Napoli («FI non sarà un cavallo di Troia nel governo»), per non parlare di un alfaniano come Maurizio Sacconi, che vede come unica via «un ticket Berlusconi-Alfano» o di Maurizio Gasparri che invita tutti a darsi una calmata perché «questo è comunque un passaggio di transizione».

E insomma, Berlusconi faticherà a trovare una soluzione che tenga unito il partito ed eviti spaccature pericolosissime, che minerebbero la forza del Pdl-Fi qualunque fosse la scelta finale, il sostegno al governo a lungo termine o anche la rottura. Se doveva essere la panacea ai mali suoi e del Pdl, per ora l’annuncio su FI è stata piuttosto l’innesco di una miccia. Che già domani, nel voto sulla vice presidenza della Camera con candidata la Santanchè, potrebbe trasformarsi in incendio.

Paola Di Caro

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