Riforma Imu, allo studio del governo l’imposta collegata al «riccometro»

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ROMA — Nel braccio di ferro su come riscrivere le regole per l’Imu sulla prima casa, per il momento solo sospesa, spunta l’ipotesi del compromesso. E cioè l’idea di esentare dal pagamento della nuova tassa non chi ha un reddito basso, anche perché di mezzo ci sarebbe sempre il problema dell’evasione fiscale. E nemmeno chi ha una casa non di pregio, visto che i valori del catasto sono molto spesso lontani da quelli reali. No, fuori dalla nuova Imu potrebbe restare chi rimane al di sotto di un certa soglia nel calcolo del nuovo Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente, il cosiddetto «riccometro», usato già oggi per decidere chi ha accesso ad una serie di servizi, come gli asili nido o le borse di studio.

I punti di partenza sono distanti: il Pdl dice che l’Imu deve essere abolita per tutti, il Pd che invece andrebbe mantenuta per i ricchi. Ma al di sotto delle dichiarazioni pubbliche ad avvicinare le posizioni è il solito problema, trovare i soldi necessari. Cancellare per tutti l’Imu sulla prima casa costerebbe 4 miliardi di euro l’anno, somma da trovare in larga parte con quei tagli alla spesa pubblica non facili da fare, specie in tempi brevi. Mantenere in piedi la tassa solo per i più ricchi significherebbe aver bisogno di meno soldi e quindi di meno tagli. Ma perché l’Isee?

Il riccometro non misura solo il reddito delle persone, sul quale già si pagano le tasse. Ma tiene conto anche del patrimonio, con i risparmi in banca, le azioni e, naturalmente, anche gli immobili. Non solo. Nel nuovo Isee appena varato dalla Conferenza Stato-Regioni dopo un lungo stallo, è stato introdotto una specie di quoziente familiare, tema molto caro al Pdl. Rispetto al calcolo che viene fatto oggi, in sostanza, le famiglie che hanno almeno tre figli vengono avvantaggiate. Il nuovo Isee diventa poi più affidabile perché non si accontenta delle autocertificazioni. Oggi l’80% degli italiani dice di non avere un conto in banca. E lo Stato finora gli ha creduto sulla parola perché non erano previsti quei controlli incrociati con la banca dati del Fisco che adesso diventano possibili con l’Anagrafe dei conti correnti.

Se il Pd è favorevole anche nel Pdl qualche sponda c’è. E lo dimostra il fatto che l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, abbia fatto una proposta del genere nella sua ultima campagna elettorale, poi persa. Il problema, tuttavia, non è solo di accordo politico. Ma anche di tempi. Per poterlo agganciare all’Imu, il nuovo Isee deve essere pienamente operativo entro poche settimane ma, nonostante il pressing del governo, il parere delle commissioni parlamentari non è ancora arrivato. Anche per questo il governo potrebbe prendere tempo e seguire la stessa strada già percorsa con l’Iva. Entro agosto un decreto che sospenda, a questo punto per tutti, il pagamento della seconda rata Imu sulla prima casa. Per poi scrivere le nuove regole, valide per il 2014, dopo l’estate, magari ad ottobre all’interno della legge di Stabilità, che dovrà tracciare il quadro completo delle scelte di politica economica.

A quel punto sul tavolo del governo potrebbe arrivare un altro documento, che faciliterebbe il lavoro sulla spending review . E cioè una mozione delle due Camere che indichi all’esecutivo i tagli possibili, settore per settore. La proposta è stata avanzata durante la conferenza dei presidenti delle commissioni parlamentari da Francesco Boccia, che guida quella Bilancio della Camera. E una decisione dovrebbe essere presa entro la settimana. Ogni commissione parlamentare sarebbe chiamata ad analizzare le spese del ministero di riferimento: la commissione Difesa, quelle del ministero della Difesa, per fare un esempio. «Così — dice Boccia — il governo avrebbe una lista degli interventi possibili e condivisi. Altrimenti si rischia il corto circuito, con il risultato di tornare ai vecchi tagli lineari».

Lorenzo Salvia


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